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Vaticano, anche nella chiesa si fanno la guerra sul vaccino: il retroscena sulla lotta al Covid

Antonio Socci
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L'intervento del cardinale Willem Jacobus Eijk, arcivescovo di Utrecht, sabato scorso, al convegno romano di Voice  of the Family su "Salute dei malati e salvezza delle anime", è un colpo durissimo per l'ideologia dei cattolici no vax e no pass. Non solo perché la relazione illustra con competenza- e non con slogan e teoremi deliranti - la questione dei vaccini (il cardinale ha una formazione medico-scientifica) e risponde sui problemi etici sollevati per l'uso di linee cellulari derivate da aborti (è un esperto di bioetica). Non solo perché dunque dimostra la fondatezza della Nota della Congregazione per la dottrina della fede che ha dichiarato la liceità morale dell'uso dei vaccini anti-Covid. Il cardinale arriva a sostenere che vaccinarsi probabilmente è addirittura "un obbligo morale" per il Bene Comune.

E l'aspetto che più mette in scacco i catto-novax è questo: il cardinale Eijk è un prelato che - culturalmente - rimanda al magistero di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, quindi è uno di quelli che i media, semplificando, definiscono "conservatore". Questa sua meritoria opera di chiarificazione sui vaccini è estremamente preziosa per tutta la Chiesa, perché la Nota della Congregazione del dicembre scorso era troppo sintetica e priva di spiegazioni, inoltre gli interventi di papa Bergoglio sono stati troppo semplicistici, con un'esaltazione quasi teologica del vaccino e senza mai affrontare le questioni etiche ad esso connesse. La provvidenziale relazione del cardinale Eijk chiarisce finalmente i dubbi, anche dolorosi, di tanti cattolici, e dissipa una nebbia fitta di sospetti e menzogne che in questi mesi è stata alimentata ad arte. Il cardinale restituisce ai cattolici sospettosi la fiducia nella Chiesa sul delicato tema del vaccino. Quelli che avevano dubbi etici potranno così convincersi. Ma si ricomporrà la frattura con quelli che aderiscono all'ideologia novax e nopass? Difficile.

 

 

LA FERITA - I media non se ne sono accorti, ma la guerra ai vaccini e al green pass ha prodotto una ferita assai drammatica all'interno del mondo cattolico. Non si ricorda nulla di simile in tempi recenti. Un fenomeno paragonabile accadde nel 1974. Durante la campagna referendaria per l'abrogazione della legge sul divorzio, fece clamore un gruppo di intellettuali cattolici che si schierò per il no all'abrogazione, prendendo una posizione opposta a quella della Chiesa e del mondo cattolico. Oggi tuttavia non abbiamo uno sbandamento a sinistra, ma a destra. E non si tratta di intellettuali, ma perlopiù di cattolici di base, militanti, che si dicono ortodossi, fedeli alla tradizione e alla Chiesa, che però accusano la Chiesa di aver ceduto sulla liceità del vaccino e del green pass.

Eppure, paradossalmente, gli intellettuali che questi cattolici - culturalmente conservatori - seguono e rilanciano sono di sinistra: da Massimo Cacciari a Giorgio Agamben, da Diego Fusaro a Carlo Freccero. E la mentalità che - senza rendersene conto - abbracciano, attraverso l'ideologia novax, è esattamente quell'ideologia individualista che è alla base della cultura radicale e libertaria che avversano su altri temi (come l'eutanasia o l'aborto). A spiegare ripetutamente ai cattolici novax questo errore che stanno facendo sono stati alcuni intellettuali cattolici di area ratzingeriana o tradizionalista, come i professori Pietro De Marco e Roberto de Mattei o il professor Josef Seifert (storico membro della Pontificia accademia per la vita). Ma il mondo catto-novax sembra impermeabile a qualsiasi ragionamento. E considera più o meno carta straccia anche il pronunciamento della Congregazione perla dottrina della fede sulla liceità etica dei vaccini anti-Covid. A loro dire non sarebbe fondato sulla teologia morale, ma sulle idee di papa Bergoglio che considerano (assurdamente) il maggior testimonial del vaccino. Questa frangia del mondo cattolico ha come leader l'arcivescovo Viganò ed è soprattutto lui che - nei suoi comizi apocalittici in cui s' improvvisa virologo, economista, medico, storico e politologo- ha cavalcato questa identificazione fra il vaccino e il pontefice argentino. Inutile obiettare che la nota della Congregazione riflette un orientamento che precede il pontificato bergogliano; inutile anche ricordare chelo stesso Benedetto XVI si è vaccinato e che perfino all'interno del mondo lefebvriano si è riconosciuta la liceità morale del vaccino contro la pandemia.

 

 

FAKE NEWS - I catto-novax condividono con tutti i novax l'impermeabilità alle ragioni che confutano i loro argomenti, perfino quando appare clamorosa la smentita di un errore o di una fake news. Vivono dentro una bolla autoreferenziale (come si suol dire "se la cantano e se la suonano"), alimentata perlopiù dai social, avversando ogni autorità, da quella della Chiesa a quella dello Stato, da quella della scienza a quella dei mezzi di comunicazione. La relazione del cardinale Eijk peraltro è anche una legittimazione del greeen pass, perché mentre dice che va rispettata la libertà di chi non vuole vaccinarsi (con l'obbligo però per il personale sanitario), afferma che «le persone che rifiutano di essere vaccinate dovrebbero, tuttavia, cercare di mantenere una certa distanza dalle altre persone, disinfettarsi frequentemente le mani e sottoporsi frequentemente ai test Covid-19. Un test Covid-19 negativo, non più vecchio di 48 ore, dovrebbe garantire loro l'accesso a ristoranti, teatri ed eventi». In sostanza - afferma il cardinale- «i governi hanno il diritto e persino l'obbligo di limitare in una certa misura la libertà dei cittadini se ciò è necessario per evitare che agenti infettivi, come il virus Covid-19, si diffondano tra la popolazione», anche se «la cultura individualista protesta spesso contro le misure governative prese a tale scopo». 

 

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