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Makram Akrout, il panettiere islamista di Macron che inneggia all'Isis e insulta i francesi? Indagato

Mauro Zanon
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Per la gauche era la storia perfetta. Perché Makram Akrout è arrivato in Francia a 23 anni come sans-papiers, è di origine tunisina e di confessione musulmana, ha imparato dal padre il mestiere di panettiere e dopo quasi vent'anni di gavetta ha vinto la scorsa settimana il prestigioso concorso per la migliore baguette di Parigi, onorificenza che gli consentirà di fornire pane per un anno all'Eliseo. Insomma, era l'esempio perfetto dell'"inclusione" e dell'"integrazione". Peccato però che Makram Akrout, fornaio della panetteria Les Boulangers, nel Dodicesimo arrondissement, abbia simpatie islamiste, e più volte, nel passato, abbia esternato il suo sentimento anti-francese.

 

 

Il sito di informazione Fdsouche.com e il mensile Causeur hanno scoperto e rivelato alcuni messaggi a dir poco imbarazzanti scritti su Facebook dal fresco vincitore del Grand prix de la baguette de tradition française de Paris, assegnato dal 1994 dal comune parigino. Eccone alcuni, consultabili grazie agli screenshot postati su Twitter dal giornalista André de Kerangal: «Abbiamo pianto per Charlie Hebdo e Notre Dame accanto alla Francia, ma questi cani non piangono mica quando ci si prende gioco del creatore Allah», «La Francia incoraggia e propaga la decadenza nei nostri Paesi per proteggere i suoi interessi colonialisti e ci spinge ad allontanarci dalla religione e dai valori islamici». I francesi definiti «cani» e la Francia «colonialista»: affermazioni ben lontane dall'immagine di cittadino esemplare della République che i media dipingevano fino all'altro ieri. «Il vero volto della Francia», lo definiva Cécile Duflot, icona dei Verdi francesi ed ex ministra di François Hollande, presidente della Repubblica dal 2012 al 2017. «Un esempio di integrazione riuscita», continuava con toni ditirambici il quotidiano Le Parisien.

PROBLEMA DI SICUREZZA
Secondo Élisabeth Lévy, direttrice del magazine Causeur, siamo invece di fronte a un «islamista convinto, assai lontano dai famosi valori di République. Ciò rappresenta un problema di sicurezza che dovrebbe allertare i servizi dell'Eliseo. Per quanto la sua baguette possa essere deliziosa, i suoi discorsi mostrano comunque che non ha le qualifiche per servire la tavola presidenziale. Ciò indica soprattutto che si può essere perfettamente integrati socialmente, ma non culturalmente». L'Eliseo, su Twitter, aveva trasmesso i complimenti del presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, e della Première Dame, Brigitte, al fornaio di origine tunisina: «Alla fine ne resta soltanto uno! Complimenti a Makram Akrout che ha vinto il premio della migliore baguette di Parigi per l'anno 2021. Come vuole la tradizione, fornirà pane all'Eliseo per un anno».

 

 

Akrout ha vinto la concorrenza di altre 172 baguette, ognuna delle quali era tenuta a rispettare una lunghezza tra i 55 e i 70 centimetri, un peso tra 250 e 300 grammi, e una quantità di sale di 18 grammi per chilo di farina. Regole severe, tanto quanto le votazioni dei giurati che si basano ogni anno su cinque criteri: aspetto, cottura, consistenza, profumo e gusto. Il fornaio della panetteria Les Boulangers li aveva convinti, ma ora dovrà convincere anche gli inquirenti che lui non ha nulla a che vedere con l'islamismo: missione molto più complessa alla luce dei messaggi inequivocabili. Per ora, la versione di Makram Akrout è che il suo account è stato «piratato», che qualcuno, «a sua insaputa», ha scritto quelle frasi. «Gli screenshot provengono dall'estrema destra e Akrout li contesta», ha detto il suo avvocato a Bfm.tv. Stando a quanto riportato ieri sera dal Figaro, il panettiere tunisino avrebbe deciso di non partecipare alla cerimonia di premiazione prevista per oggi nelle sale del comune di Parigi in presenza della sindaca Anne Hidalgo. Akrout, sempre secondo il Figaro, avrebbe sporto denuncia. «Il nostro Paese è umiliato fino alla tavola del presidente», ha tuonato Philippe Olivier, eurodeputato del Rassemblement national. Come ha detto Élisabeth Lévy, «la baguette non fa il francese».

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