11 settembre 2001, il "finto attentato" alle Torri gemelle. Il Fatto: "Il silenzio sospetto della Cia"
Vent'anni dopo l'attentato alle Torri gemelle, l'11 settembre, c'è ancora chi crede ad alcune teorie complottiste. Quello che le accomuna è che l'attacco sia stato concepito dall'interno, dall'apparato deviato americano, il cosiddetto deep state. In questa ottica le Torri sarebbero crollate per una serie di esplosioni controllate e le drammatiche telefonate partite dagli aeroplani dirottati sarebbero completamente false. Per non parlare dell'impatto sul Pentagono, per i complottisti, una evidente "montatura".
Le teorie sono state smontate una a una: il crollo, per esempio, è stato dovuto non all'impatto diretto degli aerei, ma alla forza distruttiva dei roghi provocati negli edifici da quell'impatto, che si è incanalata nei vani degli ascensori, ha fuso la struttura e ha provocato il collasso in sequenza dei piani, riporta Il Fatto quotidiano.
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E cosa si dice sulla Cia? Secondo il rapporto della Commissione Nazionale, segnalazioni e allarmi erano accurati e reiterati, ma nessuno al vertice li ha saputi collegare in un contesto allora inimmaginabile. "Le agenzie di intelligence estere (come la Cia) monitoravano gli avvertimenti dall'estero, quelle interne (come l'Fbi) aspettavano prove di pericoli da cellule dormienti in Usa. Nessuno immaginava un attacco straniero in territorio americano".
E poi, la rivalità e di conseguenza la scarsa collaborazione fra agenzie, ricostruita nel libro e poi nella serie televisiva The Looming Tower: la Cia che sa dell'ingresso negli Stati Uniti dei 19 attentatori ma non ne informa l'Fbi, che non ha gli elementi per mettere in relazione la loro presenza con i piani di attacco di cui era al corrente. Il tutto non arriva al capo della Sicurezza Nazionale, Condoleezza Rice, o viene da lei sottovalutato.