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Afghanistan, il generale italiano Battisti: "Perché l'esercito regolare si è sciolto subito". La tragica verità sui talebani

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"Abbiamo applicato i nostri cliché occidentali. E il risultato è che abbiamo letteralmente fatto disimparare agli afghani a combattere". Questo il pensiero del generale Giorgio Battisti, primo comandante del contingente italiano nel 2001-2002, poi di nuovo nel 2003, è tornato come rappresentante italiano nel quartier generale Isaf nel 2007 e ancora come capo di stato maggiore dell'intera missione Nato nel 2013, su come la Nato si è mossa in Afghanistan. "Gli afghani sono da sempre considerati i combattenti più temibili dell'Asia centrale. Ma devono farlo a modo loro. Noi occidentali siamo abituati da due secoli allo scontro frontale con il nemico. Loro invece sono formati alla guerriglia. Colpisci e fuggi. Meglio se quando il nemico si trova in difficoltà. Abbiamo applicato i nostri manuali. E così l'esercito regolare si è dissolto in poche settimane. Gli unici che hanno combattuto bene sono stati i commandos, che di fatto sono formati alla guerriglia. Li usavano come i pompieri, spostandoli da una provincia all'altra, per fronteggiare ogni nuova crisi"", racconta Battisti.

 

 

"Questo errore lo fecero gli inglesi a inizio Novecento, e poi di nuovo i sovietici negli Anni Ottanta, la Nato ha creduto di poter creare un esercito dal nulla in pochi anni, ma non si può andare contro una storia, una cultura, una mentalità millenaria. Sarebbero occorsi chissà quanti decenni. Anche i sovietici, si resero conto presto che non potevano fare affidamento solo sui Sarondoy, una sorta di gendarmi addestrati all'antiguerriglia. Gente che si muoveva e che combatteva come i propri nemici. Nei primi anni dell'intervento, non c'era stata l' ambizione di creare un esercito nazionale. Erano stati formati appena due battaglioni per fare la guardia al palazzo presidenziale", precisa il generale.

 

 

 

"Solo dopo il 2007 si pensò a un esercito su larga scala. Lo stesso governo afghano ambiva ad avere un esercito moderno, perché è segno di potenza. E perciò li facevano sfilare alla festa nazionale. Ma per dirsi un esercito moderno mancavano molte cose: si pensi che l'80% delle reclute era analfabeta. Ma come si può dirigere un tiro di artiglieria se non sai fare di conto o non sai leggere un manuale? Nemmeno si può dire che non abbiano combattuto: è almeno dal 2013 che la Nato non era più in assetto offensivo, e che toccava a loro. Lo hanno fatto egregiamente, finché hanno avuto l'appoggio aereo, di intelligence, di forze speciali. Quando si sono sentiti abbandonati, dagli americani e dal loro governo, hanno mollato", conclude Battisti.

 

 

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