Afghanistan, Anna Maria la pilota italiana eroina di Kabul. Spari contro il nostro aereo: così ha salvato tutti
Dalle prime notizie diffuse ieri sul decollo condito di spari di un nostro C-130, è trapelato solo il grado e il nome di battesimo della pilota, «maggiore Anna Maria». Ma l'ufficiale italiana è già un'eroina delle nostre forze armate, anche da un punto di vista simbolico. Mentre con la vittoria talebana, per le donne d'Afghanistan svanisce l'aspirazione a diritti e autodeterminazione, l'Italia dimostra che nei Paesi occidentali le donne capaci, intelligenti e coraggiose possono realizzarsi in ogni ambito. Diventando anche pilote militari, come Anna Maria. La quale, se da adulta è divenuta in grado di far volare a 600 km/h un bestione a 4 turboeliche come il C-130J Hercules, lungo 30 metri e con apertura alare di 40 metri, ha probabilmente coronato un "sogno azzurro" che la animava fin dall'infanzia.
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Ancora non è stata confermata ufficialmente l'identità della pilota. Ma non sembra molto probabile che nel reparto di volo del C-130, la mitica 46° Aerobrigata di base a San Giusto, presso Pisa, ci siano due Anne Marie. Azzardiamo quindi che si tratti della siciliana Anna Maria Tribuna, una «aviatrice di razza» come si sarebbe detto in altre epoche, di cui già in passato si era occupata la stampa, come testimoniano notizie che abbiamo reperito in rete. Nel 2019 l'allora capitano Tribuna si è distinta in missioni in condizioni climatiche difficili come il rifornimento aereo della Base Zucchelli, nella remota Antartide, una "fortezza della scienza" italiana che indaga sui ghiacci polari e sul futuro della Terra.
Sembra che il C-130 di Anna Maria sia stato il primo aereo dell'Aeronautica Militare ad atterrare sul ghiaccio, presso la base, dopo 20 anni. Nel 2020, poi, con lo scoppio della pandemia Covid-19, la Tribuna è stata in prima linea nel trasporto aereo dei malati più gravi, e anche dei primi carichi di mascherine, specie quando il virus era ancora semi-sconosciuto e la corsa alle terapie intensive poteva fare la differenza fra vita e morte. All'Ansa aveva dichiarato: «Magari la mattina devo andare in missione in Antartide oppure, come pure non di rado è capitato, devo operare il trasbordo di un paziente in fin di vita. Portare a termine operazioni che devono essere perfette ha anche piccoli insospettabili costi personali, come banalmente quello della valigia da rifare ogni sera. Ma l'orgoglio e la soddisfazione di aver svolto un servizio che è aiuto concreto alla popolazione, ripaga di tutto». E lo ha dimostrato anche nel 2021 nei febbrili decolli e atterraggi sulla pista assediata di Kabul.