Coronavirus, "menzogne non solo sul pangolino". Wuhan e il numero di morti 2020: l'ultima terrificante balla comunista
Sull'origine del virus e della pandemia Pechino avrebbe mentito: lo dimostra l'ultimo rapporto demografico dell'Ufficio di statistica , che ha censito la popolazione nel 2020 - 1,411 miliardi di cinesi -, senza citare però il numero di decessi. Probabilmente per evitare confronti con gli anni precedenti. Bisogna accontentarsi così del bilancio ufficiale fornito dalla Cina: 93 mila contagi e 4.743 morti a fine dicembre 2020. Ovvero poco più di tre morti per un milione di abitanti.
In un articolo di Jacques Massey riportato sul Fatto Quotidiano si ripercorrono tutte le tappe, dal 31 dicembre 2019 fino a oggi. L'ultimo giorno di dicembre, infatti, è stato indicato come la data ufficiale dell'identificazione di un nuovo coronavirus in Cina. Era stato individuato nel mercato del pesce di Wuhan alcuni giorni prima, il 16 dicembre. Il sospetto, però, è che sia iniziato tutto molto tempo prima: una fonte di Mediapart, membro del team di esperti internazionale di sicurezza creato dopo gli attentati dell'11 settembre 2001, sostiene che "un membro cinese del gruppo aveva segnalato la presenza del nuovo virus a Wuhan da settembre 2019”. Poi a febbraio 2020 la tesi del pangolino: alcuni ricercatori dell'Università di agricoltura della Cina del sud assicurarono di aver trovato nella sequenza genomica di un virus dei pangolini il 99% di elementi in comune con il Sars-CoV-2. Secondo loro, quindi, sarebbe stato questo piccolo animale simile al formichiere a fare da tramite nel processo di contaminazione dal pipistrello all'uomo. La tesi, però, non è stata dimostrata e, secondo Massey, sarebbe servita a Pechino per accantonare ipotesi alternative, come la creazione del virus in laboratorio.
A giugno 2020 invece avrebbe trovato conferma la tesi della nascita del Covid in laboratorio: stando a uno studio del collettivo di scienziati Drastic, nel giugno 2019 l'università di Wuhan era stata stata ispezionata ed era emerso un ambiente precario, con la mancanza di pareti divisorie tra le diverse zone di sperimentazione, misure di sicurezza scarse e attrezzature per studenti inadeguate. Pochi mesi fa, invece, nel gennaio 2021, tredici esperti dell'Oms sono andati a Wuhan per elaborare un rapporto sulle cause della malattia, ma non è stata lasciata loro la minima libertà di documentare l'indagine.
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