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Emmanuel Macron ne dice una giusta: "I bianchi poveri stanno peggio dei neri"

 Emmanuel Macron

Mauro Zanon
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A inizio giugno, in occasione di una trasferta nel Lot, nel cuore della provincia francese, Emmanuel Macron, tra una chiacchierata e l'altra con gli abitanti locali, disse che la «cancel culture è un dramma». Nell'ultimo numero dell'edizione parigina del magazine Elle, l'inquilino dell'Eliseo ha ribadito tutto il male che pensa delle nuove ideologie modaiole provenienti da oltreoceano, razzialismo, decolonialismo e indigenismo, alla base della "cancel culture" che una certa gauche vorrebbe diffondere anche in Francia. «Vedo la società razzializzarsi progressivamente», ha detto allarmato il presidente francese, puntando il dito contro «la logica intersezionale che crea fratture ovunque», in ogni ambito.

 

 

SFIDA IDEOLOGICA - Secondo la teoria intersezionale, lanciata nel 1989 dalla giurista nera Kimberlé Crenshaw e diventata negli ultimi anni egemonica nei campus liberal americani, le diverse forme di diseguaglianza e di discriminazione si mischiano tra loro. Le donne afroamericane, sostengono gli adepti dell'intersezionalità, sono a prescindere più soggette a discriminazioni rispetto alle donne bianche. E se una donna è afroamericana e trans lo è ancora di più. La sinistra radicale francese, quella di Jean-Luc Mélenchon, leader di France insoumise, ma anche una parte del Partito socialista e dei Verdi, considera il pensiero intersezionale di matrice anglosassone come la nuova bussola intellettuale che dovrebbe orientare il mondo progressista, anche quello francese.

Macron, invece, nonostante le pressioni dell'ala sinistra del suo partito, la République en marche (Lrem), non ha alcuna intenzione di cedere alle derive ideologiche americane: perché sono opposte ai valori della République. «Io sto dalla parte dell'universalismo. Non mi riconosco in una battaglia che riduce ogni persona alla propria identità o al proprio particolarismo», ha affermato Macron, rigettando in blocco l'approccio intersezionale, uno dei totem ideologici del movimento Black Lives Matter. Per il capo dello Stato francese, a differenza di quanto pensano gli aficionados dell'ideologia "woke" americana, «le difficoltà sociali non dipendono solamente dal genere e dal colore della pelle, ma anche dalle diseguaglianze sociali».

 

 

Quando la giornalista di Elle ha citato a Macron la testimonianza della regista e afrofemminista Amandine Gay, secondo cui essere donna e nera «ha delle conseguenze nella vita reale», e in particolare nella ricerca di un lavoro, il presidente francese le ha risposto così: «Potrei presentarle alcuni giovani bianchi che si chiamano Kevin, abitano a Amiens o a Saint-Quentin, e che, per varie ragioni, hanno anch' essi difficoltà a trovare un lavoro». Secondo Macron, «le difficoltà strutturano la vita», ma «non costituiscono ciò che identifica ognuno di noi». Il modello francese, ha insistito l'inquilino dell'Eliseo, è quello universalista, che non ha nulla a che vedere con il razzialismo americano. «Ci eravamo affrancati da questo approccio ed ecco che le persone vengono nuovamente ridotte alla loro razza. Così facendo, vengono ghettizzate», ha spiegato Macron, prima di aggiungere: «Non si nasce cittadini, lo si diventa. Ciò che mi importa maggiormente è la parte che ho in comune con gli altri».

 

 

CULTURA PERICOLOSA - L'ostilità del governo francese verso la "cancel culture" e l'ideologia "woke" era già stata espressa alcune settimane fa dalla ministra per le Pari opportunità, Élisabeth Moreno. Nera e di origini umili - padre muratore e madre che faceva le pulizie, entrambi originari di Capo Verde e analfabeti - la Moreno, in un'intervista a Bloomberg, aveva dichiarato che «la cultura "woke" è molto pericolosa e non bisogna importarla in Francia». Poi, incalzata dall'intervistatrice, aveva aggiunto che «l'universalismo francese è una filosofia che riconosce le persone per come sono, e non perché sono donne, Lgbt+ o di una diversa etnia». Una lezione sui valori repubblicani che anche il ministro dell'Istruzione, Jean-Michel Blanquer, ha impartito di recente ad alcuni deputati della sinistra radicale riuniti all'Assemblea nazionale, quando in riferimento all'incursione dell'ideologia "woke" nelle università ha parlato di «un nuovo maccartismo», di una «polizia del pensiero» che in Francia non è benvenuta. 

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