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Marco Zennaro, "chiuso in una gabbia di cemento con 50 gradi. Stava bollendo": Sudan, dopo l'orrore strappa i domiciliari

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Marco Zennaro è tornato in libertà dopo aver passato oltre 70 giorni in carcere in Sudan. O meglio, si trova agli arresti domiciliari in albergo, in attesa degli sviluppi dei vari contenzioni a suo carico, che dovrebbero arrivare nei prossimi giorni: la notizia arriva da fonti della Farnesina e si inserisce nell’ottica di una lunga negoziazione tra l’ambasciatore in Sudan e il direttore generale Luigi Vignali, che era stato inviato dal ministro Luigi Di Maio in missione sul posto. 

Zennaro rimarrà in Sudan per affrontare la vicenda giudiziaria che si era complicata con il passare delle settimane: a marzo l’imprenditore veneziano - che è amministratore delegato dell’azienda di materiale elettronico fondata dal nonno - si era ritrovato una contestazione da parte del distributore locale di una partita di trasformatori elettrici dal valore di oltre un milione di euro che Zennaro aveva inviato in Sudan dopo essersi aggiudicato un bando nel 2020. 

Da qui l’idea di partire alla volta di Khartoum per risolvere il contenzioso: come ha messo piede in albergo, è stato messo agli arresti domiciliari. Poi è arrivato il carcere, con la sistemazione destinata a Zennaro che è stata descritta dal Corriere allo stregua di una gabbia: “Un quadrato di cemento con una grata al posto del soffitto e il sole che batte quasi tutto il giorno sulle teste degli occupanti”. Il fratello aveva fatto sapere che “sta bollendo là dentro con una ventina di altri prigionieri”, dato che nelle ore più calde si toccavano addirittura i 50 gradi. Ora la famiglia sarà certamente sollevata a saperlo in albergo. 

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