Kim Jong-un, l'ultima follia del dittatore: condannati a morte per un paio di jeans (e occhio ai capelli)
Jeans stretti, film stranieri e acconciature di capelli "non convenzionate" da oggi in poi saranno banditi in Corea del Nord: è la nuova "guerra" intrapresa da Kim Jong-un contro il "pensiero reazionario". A maggio, infatti, è stata varata una legge che prevede sanzioni drastiche per chi "disobbedisce": pena di morte o i campi di lavoro e di rieducazione. Lo stesso Kim ha sollecitato la repressione di "condotte sgradevoli, individualiste e anti socialiste".
Tempo fa c'era stato il blocco di Internet. Adesso si va oltre: il leader nordcoreano ha detto no a jeans attillati e a tutte le pratiche - come il piercing - ritenute simboli dello "stile di vita capitalista". Per non parlare poi delle temutissime soap opera sudcoreane. Le restrizioni vanno a limitare soprattutto i giovani, sempre più vicini alle tendenze della moda occidentale.
Alcune punizioni sarebbero già state inflitte secondo il Daily NK, il sito di news basato a Seul e specializzato sulle vicende del Nord. A quanto pare tre adolescenti sarebbero stati giudicati "colpevoli" per essersi acconciati i capelli alla maniera dei gruppi sudcoreani K-pop e per avere indossato pantaloni corti sopra le caviglie. Ecco perché sarebbero stati condannati a entrare nel campo di rieducazione. La sanzione, per chi sia sorpreso in possesso di grandi quantità di prodotti audiovisivi da Corea del Sud, Usa e Giappone, potrebbe però essere anche la pena di morte, mentre solo la visione porterebbe al campo di prigionia fino a 15 anni.
"No alle Olimpiadi". Kim Jong-un diserta Tokyo 2021, non solo Covid: perché è una mossa di guerra