Peschereccio italiano speronato da barche turche al largo della Siria, decolla la Marina: caos nel Mediterraneo
Un peschereccio italiano è stato speronato da alcune barche turche al largo della Siria. Il "Michele Giacalone", già aggredito il 3 maggio al largo della Libia, era impegnato nella pesca al gambero rosso, ma altri pescherecci turchi hanno iniziato a lanciare prima pietre e poi a tagliare la rotta per costringere il comandante a salpare le reti. Alla fine lo speronamento. Un elicottero della Marina Militare si è subito diretto sulla zona dell'aggressione.
L'imbarcazione, partita da Mazara del Vallo e giunta a est di Cipro nelle acque siriane, a quanto riferito dall’armatore Luciano Giacalone è stato “bersagliato da pietre lanciate da almeno 10 piccole imbarcazioni turche" e poi "speronato”. "Erano già accaduti episodi simili, ma mai di questa portata. Il peschereccio si trova in quell'area, in acque internazionali dopo che il 3 maggio scorso aveva subito un tentativo di abbordaggio da parte dei libici", ha proseguito l’armatore. Sul posto è intervenuta anche la marina militare turca per riportare la situazione alla normalità.
Come scritto il peschereccio speronato oggi, lo scorso 3 maggio, era finito nel mirino dei libici. Il tentativo di abbordaggio da era avvenuto a circa 40 miglia di Bengasi, e aveva preso di mira proprio il "Michele Giacalone" insieme con altri 8 pescherecci. Tra questi ultimi vi era l'Aliseo, qualche giorno dopo mitragliato da 35 miglia da Misurata. Secondo il racconto del comandante, i libici avevano prima sparato colpi in aria e poi uno di loro era salito a bordo. Al sopraggiungere della fregata italiana 'Alpino', il miliziano aveva lasciato il peschereccio e il tentativo di abbordaggio si era concluso. Giuseppe Giacalone, il comandante del peschereccio "Aliseo" della flotta di Mazara del Vallo, era anche rimasto ferito dalle schegge di vetro generate da alcuni proiettili. La Marina militare italiana era poi intervenuta con la fregata Libeccio in soccorso dei tre pescherecci mitragliati e aveva poi curato a bordo Giacalone, le cui ferite si erano poi dimostrate lievi.