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Coronavirus, Francesco Zambon contro Oms e Cina: "Report ritirato per ragioni politiche", così hanno insabbiato la pandemia

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Francesco Zambon è il medico veneto che all’interno dell’Organizzazione mondiale della sanità si era occupato di coordinare la scrittura del report che segnalava i ritardi dell’Italia e soprattutto della stessa Oms nella gestione dell’epidemia di coronavirus. Zambon si è poi dimesso, ma ha scelto di non rimanere in silenzio, scrivendo anche un libro: alla luce di tutto ciò, sorge spontanea una domanda, ovvero, quanto è indipendente l’Organizzazione? Perché se è vero che c’è stato un problema italiano sul piano pandemico, allo stesso tempo il fronte più importante è quello internazionale. 

 

 

“Il 31 dicembre Taiwan ha captato autonomamente - ha dichiarato Zambon in un’intervista a La Repubblica - perché non gli era stato notificato dalla Cina, che c’era un’infezione di un virus nuovo. Taiwan non è uno Stato membro Oms. Lo stesso giorno ha allertato l’Oms di una possibile trasmissione tra uomo e uomo. L’Oms lo ha detto ufficialmente solo il 21 gennaio, sono passati venti giorni. Questo perché l’Oms non ascolta, per ragioni politiche, Taiwan. E Taiwan è uno degli Stati che ha avuto una reazione migliore al virus: ad oggi 12 morti”. 

 

 

Poi Zambon è tornato a parlare dei ritardi enunciati nel report e che lo hanno spinto a dimettersi: “Erano poche righe a pagina 2 di un lavoro collettivo. Ogni parola era verificata. Ma nessuno ha messo in dubbio le qualità scientifiche del lavoro, il problema è stato politico: come emerge dagli atti della procura di Bergamo, dalle chat, dalle mail, il report è stato ritirato per pressioni cinesi, principalmente. E poi perché si è ritenuto fosse troppo critico con l'approccio italiano.  Quello dell'Oms è stato un errore imperdonabile. E anche un campanello di allarme importantissimo. La domanda che cerco di porre è semplice - ha chiosato Zambon - l'Oms fa politica o si occupa di salute?”. 

 

 

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