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Immigrazione, lo sconvolgente caso dei bimbi rifugiati siriani: "In letargo, addormentati all'improvviso e ora non si svegliano"

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"Sindrome della rassegnazione". L'hanno chiamata così, in Svezia. Una patologia, per ora chiamiamola così, che ha colpito centinaia di bambini tra gli otto e i quindici anni che cadono in una condizione prima di abulia e poi di letargo, di catatonia. Riguarda esclusivamente bambini e bambine che sono arrivati in Svezia dalle repubbliche dell'Ex Urss, dai Paesi balcanici e, più recentemente, ragazzi di origine yazida.  Un lungo articolo del New Yorker e il bel documentario Sopraffatti dalla vita hanno raccontato la natura del fenomeno. I bambini che si addormentano sono tutti figli di immigrati. L'ansia rincorre i bambini e i loro genitori. Terrorizza i bimbi il ritorno nella terra della violenza da cui sono fuggiti, scrive Walter Veltroni sul Corriere della Sera.

 

 

 

 

Il bambino non simula, lo hanno stabilito con certezza i medici e lo sanno i genitori che li alimentano con sondine e li trascinano nella stanza, per non fargli perdere il tono muscolare. "Il bambino avverte un clima di paura in casa, sente il pericolo e fa scattare la sua estrema difesa, quella di fuggire in un sonno che è riparo, è fuga e conforto. E, dicono gli analisti, è anche l'unico contributo che un bimbo possa dare alla salvezza del suo nucleo familiare", si legge nell'articolo.

 

 

 

Uno dei ragazzi ha detto al New Yorker : "Non avevo più volontà, ero molto stanco. Mi sentivo come dentro una gabbia di vetro con pareti sottili nel profondo del mare. Parlando o muovendomi il vetro si sarebbe rotto e l'acqua mi avrebbe ucciso, ogni movimento avrebbe potuto uccidermi".  L'esperienza del trauma prodotto da altri esseri umani, specie se vissuta nel tempo giovanile, lascia un senso di irredimibile terrore. "I bambini capiscono molto più di quanto i grandi pensino e la loro mente, specie in quel tempo della vita, è attraversata da una tempesta di sogni e mostri, di desideri e paure, tutte estreme. Quei bambini che dormono, senza saperlo, vogliono salvare il mondo. La loro rassegnazione è un grido. È un appello ai non rassegnati. Svegliatevi, per svegliarci", conclude Veltroni.

 

 

 

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