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Coronavirus, il libro sulle origini della pandemia: "I due virus isolati a Nanchino dai militari cinesi"

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Tutt'oggi non sono ancora chiare le dinamiche che hanno portato alla diffusione del coronavirus. L'ipotesi che il virus fosse sfuggito da un laboratorio di Wuhan ha presto trovato terreno fertile per teorie e complottismi. Di sicuro, il laboratorio cinese non è mai stato trasparente, tantomeno nei confronti dell'Organizzazione mondiale della sanità. Il Giornale riporta alcuni spezzettoni de L'infinito errore, libro scritto da Fabrizio Gatti, inviato dell'Espresso e in uscita oggi nelle librerie. Il volume ricostruisce gli ultimi 14 mesi di pandemia tra Italia e Cina e ipotizza un'inquietante origine del coronavirus. Non ci sono prove definitive, ma la ricerca di Gatti svela alcuni retroscena alquanto misteriosi.

Bisogna tornare indietro nel tempo quando, tra il 2014 e il 2018, l'Istituto di virologia di Wuhan esegue un esperimento parallelo proprio sui coronavirus da parte di un equipe di scienziati militari. Il risultato? L'isolamento di due virus parecchio simili alla Covid-19. "Quando il 5 gennaio 2020 Zhang Yongzhen ed Edward Holmes depositano per la prima volta al mondo la sequenza genetica contenuta nel filamento di Rna del virus che sta facendo ammalare gli abitanti di Wuhan, tracciano l’albero filogenetico e scoprono che WHCV, come chiamano il nuovo coronavirus umano, ha due parenti molto stretti tra i coronavirus Sars-like. Sono i virus ZC45 eZXC21" scrive Gatti. 

 

 

Il 27 gennaio 2020, Shi Zhengli, un altro scienziato cinese "sostiene di aver scoperto un nuovo coronavirus dei pipistrelli evolutivamente più vicino al virus umano che si sta diffondendo a Wuhan" virus denominato RaTG13. "Lo stesso giorno la professoressa dell’Istituto di virologia di Wuhan deposita il genoma del coronavirus umano isolato da cinque pazienti. Oltre a RaTG13, i due parenti più stretti sono sempre ZC45 e ZXC21" dice Gatti e racconta come tra il 2016 e il 2017, gli scienziati della Terza Università medica militare di Chongqing e del Comando dell'Istituto di ricerca in medicina di Nanchino, abbiano frequentato aree infestate dai pipistrelli nel distretto di Dinghai e nella contea di Daishan, intorno alla città-arcipelago di Zhousan. In questo lasso di tempo sono stati campionati 334 pipistrelli della specie Rhinolophus alla ricerca di coronavirus. 

Scrive Gatti: "I ricercatori spiegano quindi di essere riusciti a riconoscere e decifrare il filamento di Rna completo di due nuovi coronavirus Sars-like mai scoperti prima. Li chiamano SL-CoV ZXC21, prelevato da un pipistrello catturato nel luglio del 2015, e SL-CoV ZC45, ricavato da un esemplare preso nelle reti nel febbraio del 2017. I due nuovi coronavirus condividono tra loro un'identità del 97%" Tuttavia, il gruppo di ricercatori guidati da Wang Changjun non si ferma qui. "Prima prova a far replicare e isolare il virus da una coltivazione di cellule renali di una scimmia, ma fallisce. Allora, al chiuso di un laboratorio di livello Bsl-3, gli autori di questo studio militare infettano alcune comunità di cuccioli di ratti nati da tre giorni". 

 

 

Una volta concluso l'esperimento, gli scienziati del gruppo scrivono di aver scoperto che "i coronavirus Sars-like derivati dai pipistrelli possono replicarsi con successo nei ratti da latte" e possono anche "contagiare specie diverse". La scoperta è incredibile: i due virus "possono immediatamente diffondere la loro infezione ai ratti senza necessità di mutazioni. È un nuovo salto di specie provocato non dalla casualità dell'evoluzione naturale ma dalla competizione fra scienziati". Forse l'origine del virus che ha stravolto le nostre vite, potrebbe essere  - anzi, dovrebbe - indagata più a fondo. 

 

 

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