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Vaccino cinese, indiscrezioni: "Il governo di Pechino sapeva tutto". Altre menzogne mortali sul Covid?

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La trasparenza non è mai stata un segno distintivo delle istituzioni cinesi e la pandemia ne ha dato una ulteriore conferma. Sabato scorso, 10 aprile 2021, il capo del Centro per il controllo delle malattie di Pechino Gao Fu, ha ammesso in conferenza stampa l'esistenza di un "problema" legato al vaccino. "I vaccini contro il coronavirus non assicurano livelli di protezione molto alti" ha dichiarato Fu. Tuttavia, il giorno successivo, il virologo ha subito ritrattato le affermazioni, concedendo un'intervista al quotidiano di Stato Global Times: le sue parole non sarebbero state rivolte al preparato cinese, bensì a tutti i vaccini a livello globale.

 

 

I dubbi sul vaccino cinese tuttavia rimangono, anche perché le istituzioni non hanno reso disponibili i dati scientifici legati al preparato. Secondo quanto riporta Repubblica, lo scorso anno l'azienda Sinopharm avrebbe fatto presente al governo che il suo composto BBIBP-CorV non garantiva la piena protezione dal virus. Anzi: alcune persone che avevano ricevuto la dose, hanno poi contratto il virus successivamente. In particolare, alcuni dipendenti di Stato attivi all'estero si erano contagiati con la Covid-19. Intorno a Natale, Pechino aveva deciso di andare comunque avanti, autorizzando il vaccino nell'intera nazione ed esportandolo ai Paesi più poveri, ben contenti di spendere molto meno rispetto agli altri preparati. 

 

 

L'efficacia del composto rimane tuttavia un mistero. Le prime verifiche sono arrivate dagli Emirati Arabi Uniti, partner nella fase di sperimentazione, che avevano appurato un efficacia dell'86%, poi abbassata a 79% dalle autorità cinesi in sede di approvazione. Altrettanto poco chiara l'efficacia di Sinovac che passa dal 90% dichiarato in Turchia al 50% in Brasile. Pechino continua a sostenere che i vaccini siano efficaci contro i gravi casi di Covid, ma i dubbi rimangono. In particolare, per il fatto che i dati cinesi riguardo al vaccino non sono mai stati pubblicati su riviste scientifiche e sottoposti a "peer review", come da prassi.

 

 

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