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AstraZeneca, nessuna risposta alla lettera Ue: "Contratto violato su produzione e consegna"

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"Spunte blu" di AstraZeneca all'Ue, se vogliamo usare una metafora ai tempi di Whatsapp. La società anglo-svedese non ha infatti ancora risposto alla lettera inviata da Bruxelles lo scorso 19 marzo, dove veniva chiesto ad AstraZeneca di rispettare i propri impegni contrattuali con l'Europa entro "un periodo di 20 giorni". Periodo, scaduto già tre giorni fa, l'8 aprile 2021. Il testo riporta anche un lungo elenco di fattori che hanno portato l'esecutivo comunitario "alla conclusione che AstraZeneca non ha rispettato, e continua a non rispettare, i suoi obblighi contrattuali di produzione e consegna" delle 300 milioni di dosi iniziali per l'Unione europea.

 

 

La richiesta della Commissione Ue è quella "di porre rimedio alle sostanziali violazioni contrattuali". Una portavoce della Commissione ha affermato che la lettera ad oggi non ha ancora ricevuto una risposta da parte di AstraZeneca. Tuttavia, la società resta comunque "in contatto per assicurare la tempestiva consegna di un numero sufficiente di dosi". Stando alle parole di Matthew Kent, direttore delle relazioni con i media, AstraZeneca ha "risposto alla Commissione europea entro i tempi richiesti dal meccanismo di risoluzione delle controversie e la settimana scorsa il nostro team ha avuto un incontro molto collaborativo con la Commissione". Insomma, non si capisce quale sia la verità: AstraZeneca si fa beffe della Ue? Probabile, possibile.

 

 

Nel frattempo, provengono cattive notizie dalla Cina, dove i vaccini prodotti internamente sono risultati poco efficaci, costringendo Pechino a valutare lo scenario di somministrare il richiamo mischiando i vaccini a base mRna di Pfizer o Moderna a quello fatto in casa. Il numero uno del Centro nazionale di prevenzione e controllo delle malattie Gao Fu, ha dichiarato che il Paese sta passando al vaglio due opzioni per "risolvere il problema legato all'efficacia non elevata dei suoi attuali vaccini". Da considerare anche il fatto che il popolo cinese non è molto aperto alla vaccinazione, visto che il virus è stato domato nel Paese e non viene più percepito come un pericolo dai cittadini.

 

 

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