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Spionaggio russo, Marco Minniti: "L'arresto a Roma? Dietro c'è un'operazione molto più vasta"

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Marco Minniti ha rilasciato un’intervista a Il Giornale in cui ha affrontato lo scottante caso dello spionaggio russo: l’arresto a Roma di un ufficiale della Marina e di un funzionario dell’Ambasciata russa rivela un doppio scenario, uno che riguarda un complesso scontro d’intelligence che si sta giocando sul nostro territorio e l’altro inerente la trasformazione del Mediterraneo in un bacino del nuovo disordine mondiale. Da questo punto di vista l’ex ministro, oggi presidente della Fondazione Med-Or del gruppo Leonardo, è stato molto chiaro. 

 

 

Innanzitutto a Il Giornale ha parlato di “operazione perfetta del controspionaggio italiano”, che si è dimostrato capace di “intervenire nel momento preciso dello scambio di documenti”: in questo modo ha garantito “un’evidenza non sempre scontata nei complessi scenari della guerra di spie”. Ma veniamo al doppio campanello d’allarme, legato ai due scenari sopracitati: “Episodi come questi sono sempre parte di un’operazione molto più vasta di cui è difficile stabilire l’ampiezza. Sia perché dimostrano come l’Italia sia fisicamente immersa in un Mediterraneo trasformato in uno scenario geopolitico dove si gioca non solo la sicurezza dei paesi che vi si affacciano, ma dall'intero pianeta”. 

 

 

Minniti ha poi evidenziato che gli arresti di Roma fanno parte di quel rivolgimento politico che vede da una parte “mercenari pagati da Mosca e aerei da combattimento russi parcheggiati nelle basi della Cirenaica dal generale Khalifa Haftar” e dall’altra “il presidente Usa Biden pronto, a differenza del suo predecessore, a partecipare al Consiglio Europeo”. Presenza che nasconde un significato importante: “La posizione statunitense è assai meno estranea alla questione mediterranea - ha sottolineato Minniti a Il Giornale - e non più disposta a ignorare la presenza russa nelle basi in Cirenaica”. 

 

 

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