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AstraZeneca, gli Stati Uniti bloccano "30 milioni di dosi per l'Italia". Il sospetto di Piero Di Lorenzo: "Strano da chi non ha autorizzato il vaccino"

 Astrazeneca

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Prosegue la battaglia per accaparrarsi i vaccini contro il coronavirus. L'ultima arriva dagli Stati Uniti. Una notizia, quella data da Piero Di Lorenzo, presidente dell’Irbm di Pomezia, che non è esente da sospetti. "II presidente Draghi fa benissimo a mettere in atto tutte le azioni possibili, anche diplomatiche, per avere più dosi possibili dai Paesi produttori - premette il numero uno della società che collabora con AstraZeneca alla produzione dell’antidoto anglo-svedese -. Attualmente però la maggiore produttività ce l’hanno Inghilterra, India e Usa.

 

 

Tutti e tre hanno bloccato l’export, ma la cosa strana è che l’abbiano fatto anche gli Stati Uniti, che non hanno autorizzato il farmaco e che hanno stoccato circa 30 milioni di dosi. Non sono il rappresentante di AstraZeneca, ma quando sento parlare di 30 milioni di dosi è molto credibile che i numeri siano questi. Gli Usa le distribuiscono anche a Canada e Messico, quindi è indubbio che le fiale ci siano. Però a decretare il blocco sono state le autorità del Paese: l’azienda non può fare nulla per modificare una decisione politica".

 

 

Poi, interpellato da Class Cnbc, Di Lorenzo si sofferma anche sui 29 milioni di dosi nello stabilimento di Anagni che sarebbe state vendute fuori dall’Europa. "Un altro esempio di mistificazione. Quando vengono infialate, le dosi devono restare ferme per una ventina di giorni per valutare se contengono delle impurità. Sembrava quasi che AstraZeneca volesse sotterrare le fiale sotto la scrivania, ma non è così: davvero si può credere che una big pharma di queste dimensioni sia così ingenua da pensare di nascondere così tante dosi senza che nessuno se ne accorga? Come rappresentante legale di Irbm devo firmare dichiarazioni anche per un pacchettino di 20 dosi: qui stiamo parlando di 29 milioni". Il presidente dell'Irbm si scaglia in difesa di AstraZeneca ricordando che "la multinazionale ha messo in vendita un vaccino a 2,8 euro, cioè al costo industriale, facendo una scelta etica da libri di storia della medicina. In pratica, ha rinunciato a una decina di miliardi di fatturato".

 

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