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Vaccino, la Danimarca sospende la somministrazione di AstraZeneca: "Gravi casi di coaguli di sangue"

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Un altro stop al vaccino AstraZeneca. Dopo il caso che ha riguardato l'Austria, l'Autorità nazionale danese per la salute ha sospeso in via precauzionale la somministrazione del vaccino AstraZeneca dopo la segnalazione di alcuni gravi casi di coaguli di sangue. A segnalarlo con un comunicato è la stessa Autorità danese, che fa sapere che sui casi in questione sono in corso delle indagini per stabilire eventuali connessioni con la somministrazione del vaccino contro il coronavirus.

 

Al momento, chiarisce l'Autorità, non ci sono però prove certe di una correlazione tra questi episodi di coagulo e la somministrazione del siero AstraZeneca. Ma resta la correlazione statistica che ha spinto la Danimarca allo stop alla somministrazione. "Siamo nel bel mezzo del più grande e importante programma di lancio di vaccinazioni nella storia danese. E in questo momento abbiamo bisogno di tutti i vaccini che possiamo ottenere. Pertanto, mettere in pausa uno dei vaccini non è una decisione facile. Ma proprio perché vacciniamo così tanto, dobbiamo anche rispondere con tempestività quando si é a conoscenza di possibili gravi effetti collaterali", ha commentato Soren Brostroem, direttore della National Health Authority.

 

Due giorni fa, il 9 marzo, in Austria, era stata sospesa in via cautelativa la somministrazione di un lotto del vaccino AstraZeneca, dosi che le autorità hanno fatto sapere che non sarebbero più state utilizzate. Lo stop era arrivato dopo che una donna era morta mentre una seconda era ricoverata per embolia polmonare, sorte in seguito ad aver ricevuto le due dosi del vaccino. Le due donne in questione sono delle infermiere. La causa del decesso della donna morta è stata una trombosi, che però "non risulta essere tra gli effetti collaterali noti o tipici del vaccino", spiegava un comunicato dell'ufficio federale austriaco. Ma la vicenda ricorda da vicino quella che ha portato lo stop in Austria, dovuto al riscontro di diversi casi di coaguli di sangue. L'infermiera ricoverata, di 35 anni, aveva sviluppato una grave embolia polmonare: in condizioni considerate gravi, non sarebbe però in pericolo di vita.

 

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