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Donald Trump, ricatto al presidente? "Dossier già aperti": se accetta la sconfitta, sarà assedio giudiziario

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La convinzione di “elezioni rubate” lascia il tempo che trova, ma nasconde un disegno più ampio di Donald Trump. Secondo un articolo di Liberation tratto dalla rassegna stampa estera di Epr comunicazione e rilanciato da Dagospia, il presidente non vuole ammettere la sconfitta e riconoscere la vittoria di Joe Biden perché ci sono una dozzina di dossier già aperti contro di lui che potrebbero trasformarsi in valanghe non appena metterà piedi fuori dalla Casa Bianca. Secondo il New York Times i pubblici ministeri sono già all’opera, così come legioni i avvocati sono pronte ad occuparsene: Trump sa bene che dal giorno in cui cesserà di essere presidente (ha praticamente due mesi per prepararsi) non solo perderà l’immunità, ma lo aspetteranno fascicoli e inchieste che era riuscito abilmente a schivare negli ultimi 4 anni.

 

Tra traffico d’influenza, accordi fiscali, conflitto d’interessi, rapporto Mueller e quant’altro Trump rischia davvero grosso una volta che sarà tornato ad essere un normale cittadino americano: il tycoon newyorkese ne è pienamente consapevole, per questo intanto si è barricato alla Casa Bianca e sta minacciando battaglie legali su presunti brogli che però finora non è riuscito a dimostrare, non essendoci lo straccio di una prova ed essendo praticamente impossibile manomettere decine e decine di migliaia di voti senza che un sistema elettorale come quello americano se ne accorga. Sul The New Yorker un ex consigliere di Bill Clinton ha rivelato quale potrebbe essere in realtà la strategia di Trump: potrebbe cercare un accordo con Biden per l’ammissione della sconfitta e un passaggio di consegne senza troppe turbolenze in cambio di un “ammorbidimento” dei procuratori sulle cause che rischiano di metterlo in guai seri.

Sono infatti due le principali potenziali minacce per “The Donald”: la prima è il rapporto Mueller, che contiene migliaia di pagine di indagini sui sospetti di interferenze russe nelle elezioni presidenziali del 2016. Tale dossier era stata la causa principale della procedura di impeachment che era stata sventata dai repubblicani non senza perdite pesanti, dato che erano stati condannati anche due parenti di Trump, oltre al suo avvocato Michael Cohen e al responsabile della campagna Paul Manafort. A questo va aggiunto il fatto che il presidente nell’ultimo decennio ha pagato solo poche centinaia di dollari di tasse: l’accusa è di aver falsificato sistematicamente i suoi conti, per questo fa molta paura l’indagine per frode fiscale e assicurativa che riguarda la Trump Organization. Senza dimenticare che ci sono almeno altri dieci fascicoli pronti per provare a far crollare “The Donald”, che a questo punto potrebbe agevolare una “transizione morbida” alla Casa Bianca in cambio di un occhio di riguardo per le inchieste che lo riguardano. 

 

 

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