Coronavirus, Milena Gabanelli contro la Cina: pandemia colpa di Pechino, "nascosta la verità per due mesi"
“Come sarebbero andate le cose se le autorità cinesi, consapevoli della gravità di ciò che stava succedendo, non avessero tardato così tanto a informare le comunità internazionali?”. Se lo chiede Milena Gabanelli nella sua Dataroom per il Corriere della Sera, consapevole del fatto una risposta probabilmente non verrà mai data dalla Cina: l’inchiesta internazionale avviata da 194 Paesi e votata all’unanimità dall’Oms a maggio è destinata a rimanere un pezzo di carta. E così mentre nel mondo è stato superato il milione di morti ed è in atto una recessione che non risparmia nessuno, il regime cinese non solo non ha intenzione di scusarsi, ma è anche impegnato ad esaltare la superiorità del loro modello di gestione “eccezionale” della pandemia.
“La Cina - ha sottolineato la Gabanelli - tace o nega da sempre quando le si chiede conto di come rispetta i diritti umani, in questo caso la libertà di informazione. Stavolta però il suo silenzio viene pagato anche da molti altri Pesi”. Tra Hong Kong, Taiwan, il Tibet e gli uiguri, la Cina è piena di lati oscuri, che sono emersi tutti con prepotenza anche in occasione del coronavirus: nascondendo per due mesi le informazioni sulla nuova malattia infettiva hanno messo a rischio tutto il mondo, e questo è un dato di fatto incontrovertibile. Ma quando all'interno qualcuno prova ad evidenziare le responsabilità, il regime comunista reagice alla perdita di credibilità aumentando la repressione.
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