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Coronavirus, botto di contagi a Pechino: il governo adotta misure estreme e usa il salmone per incolpare l'Europa

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Panico a Pechino per il coronavirus. Una nuova ondata nella capitale del Dragone. Altri 31 nuovi contagi fanno salire il livello d'allerta. E la risposta del governo è estrema: cancellati quasi tutti i voli in uscita dagli aeroporti della capitale, isolata dal resto del Paese. Non ancora un lockdown vero e proprio, ma quasi. E il regime comunista cerca di dare la colpa al salmone norvegese, tanto che tutti i supermercati di Pechino lo hanno eliminato dagli scaffali e i ristoranti lo hanno tolto dai menù. E perché mai? Nel mercato pechinese di Xinfadi, quello dove è emerso il nuovo focolaio di coronavirus, tracce di Sars-CoV-2 sono state trovate su un banco su cui si tagliava il salmone. In verità tracce dell'agente patogeno sono state trovate un po' ovunque nella struttura, ma il governo non ha esitato a puntare il dito contro il "salmone importato". Ipotesi che si è ovviamente diffusa a macchia d'olio nel paese, rilanciata un po' da tutti i media. Sospese, dunque, le importazioni di salmone dall'estero. E il fatto che anche per molti scienziati cinesi l'ipotesi che il contagio derivi dal salmone sia molto improbabile non serve a fermare la macchina della propaganda del Dragone, pronta a tutto pur di scrollarsi di dosso le responsabilità della pandemia e, al contrario, incolpare Europa o Stati Uniti che siano.

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