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Nel fango tossico arsenico, mercurio e cromo

Greenpeace pubblica le analisi sul disastro ungherese. Allarme del WWF: "Potrebbe ripetersi un episodio simile"
di Roberto Amaglio sabato 9 ottobre 2010

2' di lettura

Che il bilancio ambientale potesse essere devastante lo si era intuito qualche ora dopo l’incidente avvenuto nell’impianto di lavorazione bauxite-alluminio di Ajka, nell’Ovest dell’Ungheria. E purtroppo le analisi svolte sui fanghi tossici che hanno contaminato anche il Danubio hanno confermato le ipotesi degli ambientalisti: il problema alla ditta magiara ha fatto sì che nell'ambiente si siano liberate cinquanta tonnellate di arsenico, con il mercurio e il cromo stimati ben al di sopra dei livelli di guardia e la presenza consistente di altri metalli pesanti. E' soprattutto l’arsenico a preoccupare, in quanto estremamente pericoloso per piante e animali. Questo metallo può accumularsi in particolare negli invertebrati e danneggiare il sistema nervoso degli uomini, come pure il mercurio che si accumula in particolare nei pesci. "Questa contaminazione - spiega Vittoria Polidori, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia - rappresenta un grave rischio per gli ecosistemi acquatici, le falde di acqua potabile e la salute pubblica, anche a lungo termine. Denunciamo il tentativo di occultamento del Governo ungherese, che non ha ancora pubblicato alcun dato sulla contaminazione dei fanghi". Allarme WWF - La disgrazia avvenuta in Ungheria, tuttavia, potrebbe ripetersi secondo il WWF. Secondo quanto sostenuto da Andreas Beckmann, esperto dell'associazione specializzato sul Danubio, la fabbrica di Ajka non è la sola "bomba a orologeria" ambientale lungo il Danubio. "L'Ungheria ha altri grandi bacini che mantengono un fango rosso molto alcalino e altamente tossico come quello di Ajka. Il più importante si trova ad Almasfuzito, sulle rive del Danubio, a 80 chilometri da Budapest. In quel sito circa 12 milioni di tonnellate di fango sono distribuite in molti serbatoi su una superficie di 40 ettari. Questa località, costruita su una zona sismica, contiene fango rosso derivato da bauxite mescolato ad altri prodotti chimici, acque residue industriali o anche oli. Se il bacino cede, l’approvvigionamento di acqua potabile per buona parte dell’Ungheria sarebbe minacciata".

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