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Eduard Limonov, addio all'intellettuale russo anti-sovietico: geniale e provocatore, famoso per la biografia di Carrère

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Addio a Eduard Limonov. Scrittore, poeta ma anche attivista politico, fondatore insieme ad Aleksandr Dugin del Partito dei Nazional bolscevichi (NashBol), schierato per la difesa dei diritti civili, e campione della cultura underground fra gli Anni Ottanta e Novanta è morto a 77 anni a Mosca.

L'intellettuale più "punk", provocatore, illuminato e "anti-sovietico" di tutta l'Unione sovietica prima e della Russia post-comunista poi. Nella sua vita movimentata, ha vissuto a Mosca e poi a New York e Parigi prima di tornare a Mosca con il crollo dell'Unione sovietica. Pur avendo pubblicato decine di libri ("Il poeta russo preferisce i grandi negri" , "Diario di un fallito", "Libro dell'acqua"), deve la sua fama in tutto il mondo alla biografia romanzata di Emmanuel Carrère (che diceva di aver interrotto dopo poche pagine). Ma anche allo spezzone di un documentario in cui lo si vede sulle colline di Sarajevo seduto davanti a un obice dei serbo bosniaci durante la guerra.  Si è schierato con gli indipendentisti nel Donbass e ha criticato Putin per non aver sostenuto a fondo la loro causa. Arrestato più volte, ha trascorso diversi mesi in carcere, una esperienza da cui è uscito indebolito, come non aveva problemi a confessare. 

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