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Le perversioni di Gheddafi:bambini di 13 anni violentati a sangue

Le amazzoni raccontano l'ossessione del Rais per il sesso, meglio se violento, con adolescenti sia femmine che maschi
di Nicoletta Orlandi Posti domenica 11 novembre 2012

2' di lettura

Erano il simbolo della rivoluzione femminista voluta da Gheddafi in Libia, della liberazione della donna dall'antica condizione di sottomessa. Invece le "amazzoni" del Rais, quelle in divisa che lo scortavano nei suoi spostamenti e che aveva fatto addestrare nell'accademia militare femminile, erano tutt'altro. Erano schiave a sua disposizione per soddisfare la sua perversa, rapace, ossessessione per il sesso, meglio se violento. A rivelarlo l'inchiesta di una reporter di Le Monde, Annick Cojean, che dopo la diaspora della guerra civile in Libia le è andate a cercare. E quello che ha scoperto, e ha raccontato nel libro "Les proies. Dans le harem de Kadhafi" (Le prede. Nell'harem di Gheffafi) ha dell'agghiacciante: le costringeva a ogni pratica di rapporti sessuali, anche le più sadiche, da sole o in compagnia di altre disgraziate prede giovanissime, di tredici-quattordici anni, non importa se maschi o femmine.  Nel libro c'è la storia, anticipata da Isabella Bossi Fedrigotti su Sette, di Soraya (un nome di fantasia), una delle prime amazzoni rintracciate dalla Cojean, che ora, dopo aver resa nota la sua triste vicenda, è stata ripudiata dalla famiglia e vive nel terrore di venire uccisa. Eccola: Gheddafi amava visitare le scuole dove era accolto come un semidio, acclamato, ossequiato, riverito. L'alunna più bella veniva prescelta per consegnargli un mazzo di fiori, lui sorrideva e le carezzava la testa. Era il segnale che la voleva. Toccò all'alunna Soraya, 15 anni, e lei era strafelice. L'indomani una donna, la potente e temutissima Mabrouka, la prelevò dal negozio di parrucchiere dove il pomeriggio andava ad aiutare la madre e la portò nell'harem dove lei aveva il ruolo di istitutrice e carceriere. A nulla valsero i tentativi della mamma di trattenere la figlia: fu violentata da Gheddafi letteralmente a sangue la sera stessa. Incominciò così la lunga serie di giorni terribili che Soraya visse fino a trent'anni. Spesso in viaggio con il Rais, travestita da soldatessa-guardia del corpo costretta a fumare, bere super alcolici, sniffare cocaina fino a rischiare di morire, sedurre qualche potente di turno, qualche dipolomatico affinché il dittatore potesse tenerli in mano con il ricatto e la minaccia. Le altre amazzoni rintracciate dalla giornalista francesce confermano ogni dettaglio e le numerore testimonianze raccontano anche di come tra le vittime di Gheddafi ci fossero anche le mogli di alti dignitari, di ministri, di ambasciatori, di generali. E guai a quei mariti, padri, fratelli che osavano opporsi: venivano fatti fuori, alcuni anche fisicamente. Particolare valore aggiunto avevano naturalmente le donne straniere, specialmente europee. Non a caso durante le sue visite all'estero pretendeva che gli si organizzassero incontri con gruppi femminili. Ufficialmente per parlare del ruolo primario delle donne in Libia, ma le intenzioni era tutt'altre. 

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