La musica condannata a morte dai Talebani, guai per chi canta

Pakistan
domenica 10 novembre 2013
La musica condannata a morte dai Talebani, guai per chi canta
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Islamabad, 6 nov. - (Adnkronos/Aki) - Da anni in Pakistan la musica tenta di resistere all'estremismo, spesso è 'caduta' e si è rialzata forte di una cultura che vuole resistere alle minacce, aumentate con il rafforzamento negli ultimi anni del movimento dei Talebani del Pakistan e di altri gruppi estremisti. Quella di Gulzar Alam, maestro della musica tradizionale pashtu famoso tra i pashtun di tutto il mondo, è una delle tante tristi storie che arrivano dal mondo della musica tradizionale pakistana. Alam, ricorda il Wall Street Journal, non si esibisce più in un pubblico da quasi due anni. "Se fanno saltare in aria le moschee, se colpiscono i funerali, possono anche far saltare in aria un concerto - dice il cantante 58enne originario di Peshawar, nel turbolento nordovest del Pakistan - La paura è qui". La sua città è spesso teatro di attacchi e violenze che, tra le varie conseguenze, rischiano di distruggere un altro pezzo di cultura pakistana che nella provincia di Khyber-Pakhtunkhwa ha una tradizione di diversi secoli. I Talebani attivi in Pakistan e altri gruppi di estremisti sono spesso ricorsi alla violenza per mettere a tacere cantanti e musicisti. Hanno fatto saltare in aria, tra l'altro, centinaia di negozi di musica e dvd. A Peshawar i 'problemi' per i musicisti sono iniziati più di dieci anni fa e poi sono peggiorati con il rafforzamento dei gruppi estremisti. Alam lo scorso anno è stato investito da un fuoristrada a Quetta e a ricordargli quell"incidente' c'è sempre un bastone su cui si appoggia per camminare. Alcune ambasciate di Paesi occidentali e gruppi per la difesa dei diritti umani gli hanno offerto aiuto per ottenere asilo all'estero, ma Alam ha scelto di restare a Peshawar e nonostante si sia inventato un nuovo lavoro, produrre musica per una tv locale, per lui i 'guai' non sono mai finiti. A settembre uomini armati hanno fatto irruzione nella sua abitazione e hanno minacciato lui e la sua famiglia. Così è riaffiorata l'idea di traslocare fuori dai confini del Pakistan, come hanno fatto i 'colleghi' Sardar Ali Takkar e Haroon Bacha, che hanno cercato di ottenere asilo in Occidente. "Abbiamo vissuto una vita per i nostri strumenti - dice nelle dichiarazioni pubblicate dal Wall Street Journal - Ora dobbiamo prendere le armi per difenderci, cosa difficile per noi, oppure andarcene". Gli strumenti per cui Alam ha vissuto - l'armonio, così come i tamburi e il rebab - sono considerati 'blasfemi' da alcuni. Per secoli i maestri della musica tradizionale pashtu hanno avuto la loro 'roccaforte' al Dabgari Bazaar della citta' vecchia di Peshawar. "Era pieno di negozi di musica", ricorda al Wsj il 72enne Ustad Ahmad Gul, che per 18 anni lì ha avuto la sua bottega e che ha iniziato a incidere quando aveva solo otto anni. Nel 2004 sono stati gli stessi abitanti della zona a rivoltarsi contro i 'maestri delle note' del Dabgari Bazaar. La loro resistenza ha innescato un ciclo di attacchi contro negozi e strumenti musicali, che non ha comunque evitato l'allontanamento degli artisti dal bazar, a cui è stato anche cambiato il nome. Minacce, attacchi, tensioni sociali. Nel nordovest del Pakistan molti maestri della musica tradizionale si sono orami 'convertiti' alla musica commerciale o semplicemente hanno iniziato a incidere solo su cd e dvd. E così le loro 'note' finiscono sul mercato nero.