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I vampiri? Non solo fantasia: esistono davvero (colpa del disturbo post-traumatico da stress)

Si tratta di una conseguenza psicologica ai traumi della vita. Il caso: un 23enne che non riesce a fare a meno del sangue umano
di Marta Macchi domenica 7 aprile 2013

2' di lettura

Ormai sono usciti dalle tenebre e hanno invaso le nostre televisioni, le pagine dei nostri libri e persino i sogni proibiti. Il vampiro è diventato realtà, consuetudine e persino sex symbol da bramare. Le bambine hanno abbondanato il principe azzurro, la favola a lieto fine e adesso sognano di essere Bella tra le braccia di Edward in Twilight e di vivere un'avventura tra punteruoli appuntiti e baci appassionati conditi al sangue. Abbiamo sempre creduto che il vampiro fosse solamente un essere mitologico e folkloristico nato dalla pena di Bram Stoker, che nel 1897 dette vita a Dracula, quintessenza del romanzo vampiresco, che sopravvive nutrendosi della linfa vitale dell'uomo ovvero del sangue. E se vi dicessimo che in realtà le sanguisughe umane esistono veramente? Il vampirismo infatti potrebbe essere una delle conseguenze dell'epoca moderna allo stress. Il caso: Vedat Sar, medico del Dipartimento di psichiatria dell'università di Istanbul, racconta nelle pagine di Psychoterapy and Psychosomatics del suo incontro con i seguaci del conte della Transilvania. Niente figure leggendarie però ma solo persone in carne ed ossa portatrici di problematiche psichiche. Sar espone il caso di un ventitreenne dipendente dal sangue umano. Il ragazzo aveva iniziato a seguire un percorso di analisi e di cura solo dopo due anni di dipendenza in cui non riusciva a fare a meno di ingerire plasma umano. Aveva iniziato procurandosi dei tagli su braccia e gambe in modo da poter trarre velocemente beneficio dal nutrimento ma alla fine, incuriosito ed esigente, aveva iniziato a ferire anche altre persone pur di sentirsi appagato. Il padre per combattere le "crisi" del figlio si era affiliato ad una banca del sangue. "Il paziente durante le crisi dice di sentire il bisogno di bere immediatamente sangue, una necessità impellente tanto quanto quella di respirare. Questo benché consideri tale comportamento assurdo" ha spiegato lo psichiatra che, indagando nella storia clinica e personale del paziente, aveva scoperto che il ragazzo aveva subito due gravi perdite. La prima, quella della figlia di quattro mesi e poi quella di un parente: "Lo zio è morto fra le braccia del ragazzo, che tuttora ricorda il sangue della vittima sul viso. "Troppo stress" - Poco tempo dopo il paziente è stato testimone di un altro violento e sanguinoso omicidio, commesso da un amico". Da qui la diagnosi: disturbo post traumatico da stress dovuto sia alle esperienze accumulate nel corso dell'esistenza sia alle condizioni socio-economiche svantaggiate in cui era cresciuto. Il "vampiro" infatti presentava diversi sintomi del Ptsd (Post-Traumatic Stress Disorder) come vuoti di memoria (in concomitanza proprio con gli eventi che lo avevano segnato) e fughe dissociative d'identità (in cui si rivedeva, e sentiva, bambino) che provocavano le crisi di violenza e vampirismo. Nessun seducente e amorevole Robert Pattinson quindi, né tanto meno vampiri intenti a proteggerci alla "The Vampire Diares" ma semplicemente personalità alienate e psicologicamente confuse necessitanti di cure mediche appropriate. Pensate ancora che i vampiri siano così sexy?

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