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Islanda, dal governo stop alla pornografia on line

L'isola ha già chiuso gli strip club e vietato le riviste ose. Ora alza l'asticella e dichiara guerra ai portali che diffondono video erotici su internet
di Sebastiano Solano domenica 17 febbraio 2013

2' di lettura

In Islanda sta per accadere qualcosa che, finora, nel mondo occidentale non ha alcun precedente: censurare l'accesso ai siti porno, introducendo un filtro per impedire la visione e il download di video e immagini pornografiche da computer, portatili e smart-phone. Proprio così. La Cina per gli islandesi è molto più vicina di quanto abbiano pensato fino ad oggi. I governanti dell'Isola si apprestano a filtrare i contenuti a luci rosse che, sostiene il ministro degli interni islandese, "hanno effetti molto nocivi sui giovani e possono avere un evidente collegamento con i casi di crimine violento sulle donne".   Le altre leggi contro l'hard - In realtà, per i 320 mila abitanti dell'isola dell'Oceano Atlantico, la mossa non deve essere stata così inaspettata, poiché quella contro il mondo dell'hard è una vera e propria crociata che i politici portano avanti da anni: esiste già, infatti, una legge che vieta la stampa e la distribuzione della pornografia. Nel 2010, poi, l'ex premier Joanna Siguroardottir, primo capo di governo al mondo dichiaratamente omosessuale, aveva bandito gli strip club: niente donne nude a servire cocktail, niente danze hot attorno al palo. Un'impresa 'dura' - Certo però che sarà un'impresa ciclopica quella del governo islandese. Senza calcolare le conseguenze occupazionali per un'industria tra le più redditizie al mondo e gli effetti che ogni politica protezionista rischia di causare. Si può ricordare, ad esempio, il caso degli Stati Uniti che, durante la grande guerra, proibirono la vendita di alcolici causandone un'impennata del consumo illegale. Di pari passo, in Islanda, potrebbe impennarsi l'attività di hacker e "smanettoni". Ad ogni modo, "Fare come l'Islanda" non si riferirà più soltanto all'idea di non pagare più il debito pubblico ai creditori esteri, ma da oggi diventa uno slogan, una seria minaccia alla quale in Italia dobbiamo fare attenzione: rischieremmo di perdere il primato - appena arrivato da Youporn - di "frequentatori" più assidui del sito.

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