Tunisi, 7 feb. - (Adnkronos/Aki) - Sono contradditorie e discordanti le reazioni al rifiuto del partito islamico Ennahda, al potere in Tunisia, di sciogliere l'esecutivo e formare un governo di tecnocrati, come proposto dal premier Hamadi Jebali, per gestire gli affari del Paese nella fase di transizione. Se il vice presidente e portavoce di Ennahda, Abdelhamid Jelassi, ha dichiarato che il partito "non e' d'accordo" con la posizione assunta dal premier, un membro del consiglio consultivo del partito, Riad al-Shaabi, ha detto ad Aki-Adnkronos International che "al momento non e' stata presa alcuna decisione definitiva", aggiungendo che "le riunioni si susseguono per prendere in esame la decisione di Jebali". Questa mattina, Jelassi ha affermato a 'Radio Soleil', di proprieta' dello Stato, che "Ennahda ritiene che il Paese abbia ancora bisogno di un governo composto da personalita' e coalizioni che godano di un sostegno politico", sottolineando che il partito non era a conoscenza della decisione di Jebali. In un discorso alla nazione trasmesso dalla televisione di stato, il premier ha manifestato l'intenzione di "formare un governo di competenze nazionali che non appartengano ad alcun partito e che lavori per la nazione", aggiungendo di "non essersi consultato" prima di prendere questa decisione "ne' con i partiti al potere e ne' con l'opposizione", ma solo "con la sua coscienza davanti a Dio e al popolo". Dal canto suo, il leader di Ennahda, Rached Ghannouchi, ha commentato la decisione del premier dichiarando che il partito era in procinto di riunirsi e che avrebbe preso una posizione al riguardo, esprimendo allo stesso tempo "rispetto" per questo passo e ammettendo che il governo attuale "non e' esemplare".