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Migranti e Ong, Medici senza Frontiere dice basta: sospese le attività della nave Prudence in Libia

di Giulio Bucchi domenica 13 agosto 2017
3' di lettura

Vince la linea Minniti: Medici senza Frontiere ha deciso di sospendere temporaneamente le attività di ricerca e soccorso della propria nave, la Prudence. È quanto sottolinea la Ong in una nota in cui spiega che a determinare la decisione sono state le "ulteriori restrizioni alla assistenza umanitaria indipendente e dell'aumento dei blocchi che costringono i migranti in Libia". L'équipe medica di Msf continuerà invece a supportare le attività di soccorso a bordo della nave Aquarius, di SOS Mediterranee, che al momento sta pattugliando le acque internazionali. "Ieri le autorità libiche hanno dichiarato pubblicamente di aver istituito una zona di ricerca e soccorso (SAR) e limitato l'accesso delle navi umanitarie nelle acque internazionali al largo delle coste libiche. Subito dopo, il Centro di Coordinamento del Soccorso Marittimo (MRCC) di Roma ha allertato Medici Senza Frontiere (MSF) di un rischio sicurezza legato alle minacce pronunciate pubblicamente dalla Guardia Costiera Libica contro le navi di ricerca e soccorso umanitarie impegnate in acque internazionali", sottolinea Msf spiegando le motivazioni della decisione. "Se queste dichiarazioni verranno confermate e gli ordini attuati, vediamo due gravi conseguenze: ci saranno più morti in mare e più persone intrappolate in Libia - dichiara Loris De Filippi, presidente di Msf -. Se le navi umanitarie vengono spinte fuori dal Mediterraneo, ci saranno meno navi pronte a soccorrere le persone prima che anneghino. Chi non annegherà verrà intercettato e riportato in Libia, che sappiamo essere un luogo di assenza di legalità, detenzione arbitraria e violenza estrema". "Queste dichiarazioni giungono appena una settimana dopo l'annuncio del dispiegamento di navi militari italiane all'interno delle acque libiche, per aumentare la capacità delle guardie costiere libiche di intercettare migranti e rifugiati e riportarli in Libia", prosegue la Ong. "I recenti sviluppi rappresentano un altro preoccupante tassello di un ambiente sempre più ostile per le operazioni salvavita di soccorso -  aggiunge De Filippi -. Gli stati europei e le autorità libiche stanno attuando congiuntamente un blocco alla possibilità delle persone di cercare sicurezza. È un attacco inaccettabile alla vita e alla dignità delle persone". MSF chiede alle autorità libiche "di confermare in tempi brevi che aderiranno e rispetteranno l'obbligo legale, internazionalmente riconosciuto, di soccorrere imbarcazioni in difficoltà, e che consentiranno che questo avvenga in acque internazionali e libiche. MSF chiede inoltre alle autorità libiche di precisare che tutte le navi, gestite da Ong o da chiunque altro, saranno autorizzate a effettuare le attività di soccorso senza impedimenti e restando incolumi, e che né le autorità libiche né quelle italiane interferiranno con il diritto legalmente garantito di sbarcare le persone in un porto sicuro". "MSF rifiuta di essere cooptata in un sistema che mira, a qualunque costo, a impedire alle persone di cercare sicurezza - dichiara Brice de le Vingne, direttore delle operazioni di Msf -. Chiediamo alle autorità europee e italiane di smettere di attuare strategie letali di contenimento che intrappolano le persone in un paese in guerra, senza nessuna considerazione dei loro bisogni di protezione e assistenza. Servono urgentemente delle vie sicure e legali per migranti e rifugiati, per ridurre inutili sofferenze e morti".

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