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Migranti, l'ammiraglio Fabio Caffio: "In Libia come in Albania, contro gli scafisti anche militari a terra"

di Giulio Bucchi domenica 13 agosto 2017
2' di lettura

Trattare la Libia come a suo tempo abbiamo fatto con l'Albania. E se necessario mettere gli stivali militari sul suolo nordafricano. L'ammiraglio Fabio Caffo, esperto di diritto internazionale marittimo e collaboratore di Analisi Difesa (sito web specializzato in questioni militari), intervistato dal Quotidiano nazionale spiega come l'attuale missione navale che ci vede coinvolti nel Mediterraneo sia troppo limitata per sperare di arginare la crisi dei migranti nel Mediterraneo. "Il modello ideale sarebbe quello adottato in Albania fino ai primi anni Duemila. Servirebbe quindi un pattugliamento di mezzi italiani con personale della Marina militare, pur in presenza di equipaggi misti, che si assume le responsabilità di intervento". Servirebbe un allargamento della missione a terra, ma, sottolinea l'ammiraglio, "in Libia si pone una questione di sovranità molto delicata. Se abbiamo già problemi in mare figuriamoci in una azione sul terreno. Ciò comporterebbe una militarizzazione del territorio. Laggiù sono molto orgogliosi. Bisognerebbe concentrarsi sui confini sud per controllare i flussi in arrivo utilizzando meglio radar e droni". Le minacce del generale Haftar vanno prese per quello che sono in realtà: "Rispondono soprattutto a dinamiche interne della Libia". Parla a Roma, insomma, per farsi sentire a Tripoli. Tuttavia sarebbe sbagliatissimo non trattare con il governo di Tobruk: "L'Italia deve incrementare i contatti con il generale Haftar anche se la comunità internazionale riconosce come legittimo il governo tripolino. Da parte nostra serve un atto di realpolitik. Bisogna lavorare per una evoluzione politica fra i due poli". L'Italia deve stare attenta, avverte Caffio, agli interessi incrociati di altri partner europei: "La nostra posizione nello scenario libico dà fastidio a molti, Francia compresa. Che è molto interessata ad affermarsi in quel territorio. E non è l'unica. Anche la Spagna aspira ad aumentare i propri interessi petroliferi". Il problema-Libia però è anche dell'Onu ("Esistono già risoluzioni Onu che contemplano la lotta agli schiavisti. Vanno applicate più energicamente") e dell'Unione europea: "Gli scafisti arrestati vengono portati solo in Italia. La Ue deve chiedere a tutti i membri di criminalizzare l'attività degli schiavisti con un'opera comune". E il protocollo sulle Ong? "Sacrosanto. L'Italia ha il diritto di sottoporre le navi Ong alle proprie prescrizioni quando entrano nelle nostre acque territoriali, o se si trovano in un ambito controllato da nostre unità operative".

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