«Attenzione, nuoce gravemente alla salute». Presto questa scritta potrà accompagnare hamburger, bibite gassate e dolci ipercalorici. Sì, avete letto bene: per una volta le sigarette non c’entrano. Nel mirino dei “moralisti-salutisti” è finito, piuttosto, il cosiddetto cibo spazzatura. L’idea è di “Consumer International” e “World Obesity Federation”, due influenti associazioni mondiali che hanno chiesto all’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) - l’agenzia Onu deputata a vegliare sulla salute planetaria - risposte puntuali in tema di obesità. Così, proprio ieri è stata lanciata una “Convenzione globale” contro quel cibo che di sano ha poco o nulla. Il modello preso a riferimento è quello della campagna contro il tabacco del 2003. Solo che oggi l’obiettivo è l’industria alimentare e non quella del fumo. Insomma, dimenticatevi il fritto e le bevande zuccherate: fanno male come le sigarette e forse anche di più. Già. Solo dieci anni fa proprio l’Oms aveva pubblicato un documento sul potenziale pericolo dell’alimentazione non corretta. La “Global strategy on diet and physical activity and health” aveva appunto lo scopo di smuovere le coscienze su grassi artificiali e patatine fritte. Non deve aver funzionato molto, visto che le morti per obesità sono cresciute: se nel 2005 si sono registrati 2,5 milioni di decessi a causa della cattiva alimentazione, nel 2010 questi sono saliti a 3,8. I numeri non mentono: le persone obese - o solo in sovrappeso - sono più di mezzo miliardo nel mondo - versante opulento, ovvio. C’è poco da fare, quindi: bisogna correre ai ripari. E come? Mutuando la campagna antifumo che tanto piace al salutismo ipocrita del divieto ad ogni costo, e che - siamo onesti - nella pratica non ha mai portato a risultati significativi. Ma mette a posto la coscienza. E allora via, con misure come la maggiore sensibilizzazione al problema e lo stop agli spot sul cibo spazzatura che potrebbero essere visti soprattutto dai bambini. Fin qui niente da dire, ma si va oltre: l’applicazione di etichette choc sui danni alla salute che derivano dalla cattiva alimentazione, il cambiamento delle autorizzazioni al commercio e l’adozione di un metodo di tassazione che scoraggi quei consumi malsani - che però, insomma, sono in genere liberamente scelti. «Siamo nella stessa situazione degli anni ’60, quando l’industria del tabacco affermava che non c’era niente di sbagliato nelle sigarette, e nel giro di 30-40 anni sono morte milioni di persone», così afferma Luke Upchurch di “Consumer International”, e in questo senso è dura dargli torto. Ecco perché all’Oms non hanno dubbi: kebab e aranciata fanno ingrassare, causano infarti, invecchiano la pelle, uccidono. Una campagna choc sarebbe efficace, dicono, ma è necessaria una convenzione vincolante dall’alto: se le regole sono lasciate alla buona volontà dei singoli Paesi non si va da nessuna parte. Certo, se poi a metterci lo zampino è l’Ue la questione peggiora pure. Perché se da un lato l’Oms s’indigna per le schifezze che ci troviamo in tavola, a Bruxelles non vanno tanto per il sottile. Le ultime novità permesse da Bruxelles infatti sono stravaganze culinarie da far impallidire i più accaniti consumatori di “junk food”: formaggio senza latte (sostituito da una polvere di caseina o caseinati), vino senza uva (prodotto grazie a polveri artificiali contenute in particolari “wine-kit”), cioccolato senza cacao e carne annacquata fino al 5% (senza relativa indicazione sull’etichetta). Complessivamente la situazione appare schizofrenica. In Europa arriva l’ok per prodotti che di genuino non hanno nemmeno il nome, ma bisogna salvare il mercato comune: le importazioni di “similgrana” (un’imitazione low cost del Parmigiano reggiano che non viene ovviamente prodotta in Italia) nell’ultimo decennio sono raddoppiate. Mentre l’Oms pensa a tassare il cibo spazzatura per disincentivare i consumi scorretti. Insomma, la proposta c’è e la provocazione pure. Chissà se finirà tutto in un nulla di fatto, come successe quando l’allora ministro della Salute, Renato Balduzzi, aveva suggerito di aumentare le tasse sulle bibite zuccherate. O quando l’ex sindaco di New York, Michael Bloomberg, voleva vietarne il commercio per le bottiglie di due litri. Ma si sa, quando ci si mette l’Onu il politicamente corretto - in questo caso l’alimentarmente corretto - pare invincibile. E poi certo, va bene tutto. Ma giù le mani dal fritto misto. di Claudia Osmetti