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James Foley, gli esperti: "La decapitazione una messa in scena"

di Nicoletta Orlandi Posti domenica 31 agosto 2014

3' di lettura

Una messa in scena: i maggiori esperti forensi internazionali giudicano così il video della decapitazione James Foley. In pratica l'analisi del filmato dimostrerebbe che il giornalista, prima di venir ucciso (perché purtroppo su questo non ci sono dubbi), è stato costretto a simulare la sua esecuzione davanti alle telecamere per subire la decapitazione vera e propria con la macchina spenta. Lo schermo infatti si oscura per qualche secondo, dopodiché viene mostrato il corpo di Foley. Immagini forti, la decapitazione di Foley Guarda il video su Libero Tv I trucchi - Insomma una serie di trucchi e una elaborata post produzione, il tutto per avere il migliore ritorno possibile in termini di propaganda. L'analisi forense dei fotogrammi mette in evidenza il fatto che non si veda sangue nel corso della 'decapitazione', sebbene il jihadista passi il coltello per almeno sei volte sul collo di Foley. Non solo, i suoni che emetterebbe il giornalista non sarebbero quelli tipici di una persona che sta subendo quel tipo di supplizio. Fra le ipotesi degli esperti anche quella che 'John il Jihadista', il presunto boia che compare nel video, sia in realtà un leader dei ribelli ma che altri militanti abbiano portato a termine l'esecuzione: il suo coinvolgimento sarebbe soprattutto un messaggio per far pervenire un messaggio chiaro, fa notare il Messaggero, di minaccia a Londra. Sempre secondo il Times, le autorità britanniche sarebbero già risalite all'identità del terrorista con forte accento inglese ma aspettano a rivelarla per ragioni di sicurezza. Si teme infatti che il gruppo che fa riferimento a John il Jihadista tenga in ostaggio circa 20 prigionieri occidentali, che sarebbero in costante pericolo di vita. Le ultime lettere - Uno di questi, liberato, ha riportato ai familiari le lettere scritte da Foley. In realtà tutto quello che aveva scritto il giornalista veniva regolarmente sequestrato dai carcerieri così Jim a giugno aveva tentato una strada diversa: aveva chiesto ad un suo compagno in ostaggio insieme a lui, ma che stava per essere liberato, di imparare a memoria una lettera. L’amico aveva mantenuto la sua promessa dettando, una volta libero, la lettera a Diane Foley, madre del reporter americano. La famiglia soltanto adesso, a pochi giorni dalla sconvolgente esecuzione di Foley, ha deciso di pubblicare la lettera su Facebook, in un post che in poche ore è condiviso quasi 2000 volte. "Ricordo così tanti momenti felici con la famiglia che mi tengono lontano da questa prigione. Sognare i parenti e gli amici mi porta lontano e mi riempie il cuore di felicità - scriveva Foley lo scorso giugno - siamo in 18 insieme in una sola cella, e ciò mi aiuta. Avevamo gli altri per poter fare lunghe chiacchierate di cinema, sport e di banalità. Giocavamo con dei rottami trovati in cella, abbiamo trovato il modo di giocare a scacchi, a Risiko, a dama". La lettera è rivolta ad ogni membro della famiglia: al papà e alla mamma, a Michael e Mattew, a John, Cress e Katie. E infine alla nonna. "Per favore prendi le tue medicine, passeggia e continua a ballare. Devi essere  forte perchè avrò bisogno di te per riprendere la mia vita".

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