Aveva due anni, Susannah Birch, quando sua madre Linda tentò di ucciderla, tagliandole la gola e mettendola nel forno. Un sacrificio, come letto nelle pagine della Bibbia, nell’Antico Testamento, quanto Abramo si preparava a sacrificare il figlio Isacco. Unica differenza: la mamma di Susannah, in preda ad un raptus di follia, cercò di arrivare fino in fondo. Susannah oggi fa la scrittrice, ha 27 anni è sposata e ha due figli, ma soprattutto ha perdonato la madre (anche se non si parlano dal 2007). Scampata alla morte per miracolo, ha deciso però di raccontare la sua storia «perché episodi di questo tipo non devono rimanere racchiusi nei segreti di un paesino , anzi devono essere raccontati per aiutare chi si occupa o si è trovato ad occuparsi di questioni analoghe». Il fatto: venticinque anni fa, a Dalby, città del Queensland, in Australia, Susannah aveva due anni. La madre, Linda, stava leggendo alcuni passi dell’Antico Testamento e molti incolpano la religione per questo attacco di follia. Per Susannah, invece, sua madre «era semplicemente impazzita al momento dell’attacco e non ragionava come qualsiasi persona razionale. Eventi simili si sarebbero potuti verificare anche se avesse letto di un misterioso omicidio o un libro sul sacrificio azteco». Ricorda tutto, Susannah, o quasi. Le immagini e le parole, con l’età, sono diventate più lontane, più sbiadite. «Ricordo che stava bollendo i coltelli - racconta - poi ha preso un pigiama pulito, mi ha cosparsa di olio come voleva il testo della Bibbia e mi ha messa su una teglia». Erano in cucina, e Susannah ricorda di aver visto il coltello avvicinarsi al suo viso e anche il tentativo di fermalo, con le mani protese verso la madre. Poi il taglio, le corde vocali e la trachea tranciate, i 40 minuti di sangue che fluiscono dalla gola di Susannah e il forno aperto davanti a lei pronto per “purificarla” nel fuoco. In un momento di lucidità però la madre si è fermata e ha chiamato i soccorsi, salvando la vita della figlia. (m.bar.)