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Marò, l'email che scagiona Salvatore Girone e Massimiliano Latorre: perché sono innocenti

di Andrea Tempestini domenica 25 gennaio 2015

2' di lettura

Una email che potrebbe segnare la definitiva svolta nel caso dei nostri marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, accusati di aver ucciso due pescatori indiani imbarcati su un peschereccio scambiati per pirati il 15 gennaio 2010, e da allora prigionieri in India. La questione corre sul sottile filo dei minuti. Ma procediamo con ordine. Il comandante dell'Enrica Lexie, il cargo a bordo del quale prestavano servizio i due militari italiani, in quel maledetto giorno con un messaggio di posta elettronica avvisò le autorità di aver subito un'aggressione da parte dei pirati. Quella email fu spedita alle 19.15 del 15 febbraio 2010. Peccato però che l'armatore del peschereccio colpito, il S. Antony, ha sempre affermato che gli spari che uccisero due dei suoi pescatori furono esplosi alle 21.30 La bellezza, dunque, di due ore e un quarto dopo la email del comandante. La ricostruzione - Una discrepanza temporale che, come detto, potrebbe ribaltare il destino dei nostri marò. A dare notizia della e-mail è il settimanale Oggi, in edicola da mercoledì 21 gennaio. Il messaggio, in buona sostanza, dimostrerebbe che quel giorno si verificarono due incidenti differenti: quella sera ci sarebbero state due sparatorie, un elemento che potrebbe scagionare i fucilieri di Marina. Nella email citata da Oggi il comandante del cargo comunica all'armatore Fratelli D'Amato (e anche alla nave militare Grecale e al marittime Security Centre Horn of Africa e all'United Kingdom Marine Trade operations), il possibile incidente avvenuto con un barchino di pirati. Oggi spiega: "La email è stata spedita alle 19.15 (ora dell’India) e fa riferimento a un’aggressione operata da sei persone armate intorno alle 16. L’armatore del peschereccio S. Antony sul quale persero la vita i due pescatori, ha sempre raccontato che gli spari li colpirono alle 21.30 (sempre ora indiana)". Un particolare decisivo, un messaggio spedito subito dopo l'attacco dei pirati che dimostra che si trattò di due incidenti diversi, e che dunque i nostri marò sono ingiustamente prigionieri ormai da tre anni.

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