Il figlio del Che si dà agli affari sfruttando il logo del padre per organizzare tour. Quarantanove anni, Ernesto Guevara March è il più giovane tra i cinque figli di Ernesto Guevara de la Serna detto il Che. E con il padre ha in comune la passione per le moto: non sappiamo se per un fatto di cromosomi, o semplicemente perché è un modo di accostarsi a quell'uomo tanto famoso di cui porta il nome, ma che non ha di fatto mai conosciuto. Aveva infatti appena due anni e mezzo quando fu ucciso, e al momento della sua nascita il Che già aveva deciso di lasciare Cuba per cercare il posto in cui creare «un altro Vietnam». Neanche sappiamo se Ernesto Guevara March abbia letto “La seconda vita del Che”, il libro che il giornalista australiano Michael Casey scrisse nel 2009, per ricostruire il modo in cui la grande icona anti-capitalista era in realtà diventato il più capitalista dei loghi. L'idea, raccontava, gli era venuta a Bangkok a bordo di un tuk tuk, un peculiare tipo di taxi thailandese, nel vedere il modo in cui il conducente aveva messo l'immagine dell'eroe comunista fianco a fianco con quella dell'anticomunista Rambo. «È stato il capitalismo a fare del Che quel che è oggi: un marchio, un brand, utilizzato sia per fini politici sia per fini commerciali» spiegava. Ma a quella conclusione Ernesto Guevara March deve essere arrivato comunque. Anche perché è da tempo che Cuba il Che lo usa soprattutto come risorsa economica per attrarre turisti, e con la riforma voluta da Raúl Castro fare gli imprenditori è anzi divenuto un nuovo dovere rivoluzionario. E dunque è nata La Poderosa Tours: l'agenzia, filiale di un'impresa statale, con cui Ernesto Guevara March offre in Harley-Davidson «circuiti che uniscono il piacere dei variati paesaggi di questa isola meravigliosa con il contatto intimo con una parte della storia di una Rivoluzione unica», come spiega il sito web. Intendiamoci: se La Poderosa è lo stesso nome che il Che aveva dato alla motocicletta con cui assieme all'amico Alberto Granado aveva iniziato il viaggio che tra dicembre del 1951 e luglio del 1952 lo avrebbe portato per Argentina, Cile, Perù, Colombia e Venezuela, filologicamente c'è una certa infedeltà, visto che i due non erano andati in Harley Davidson, ma con una Norton 500. Che poi si era già sfasciata in Cile, senza impedire che l'intera avventura sia stata rubricata come “Diari della motocicletta”. Ma le licenze poetiche fanno parte anch'esse del mito. E non è d'altronde una licenza poetica ancora maggiore il presentare come il più grande guerrigliero del XX secolo un personaggio che in vita sua fece in tutto tre guerre, vincendo la prima contro lo scalcagnato esercito di Batista, ma finendo con un disastro sia in Congo che in Bolivia? Insomma, non stiamo a sottilizzare! Guida del tour è un altro figlio d'arte rivoluzionaria: Camilo Sánchez, rampollo dell'Antonio Sánchez Díaz "Marcos" della guerriglia del Che in Bolivia. Due le possibilità: economica da sei giorni a 3000 dollari; di lusso per nove giorni a 5800. Ma si può anche chiedere un pacchetto ad hoc. di Maurizio Stefanini