Chissà se sul punto di morte, davanti al plotone di esecuzione, avrà ricordato la prima volta in cui immaginò Macondo. Gabriel Garcia Marquez, scrittore colombiano premio Nobel per la Letteratura nel 1982, è morto a Città del Messico. Autore di romanzi di clamoroso successo come Cent'anni di solitudine e L'amore ai tempi del colera, L'autunno del patriarca, Cronaca di una morte annunciata, aveva 87 anni ed era malato da tempo: fatale l'aggravarsi di una polmonite, fino a pochi giorni fa era ricoverato nella clinica Salvador Zubiran. Da Macondo alle puttane tristi - Gigante della lettaratura sudamericana e mondiale, Gabo era il capofila di quel realismo magico che tra sesso gioioso, morte, vitalità fanciullesca, tradizione latina e fantasmagoria ha imposto uno standard proprio con la saga di Cent'anni, tanto da creare un mondo immaginario, quello di Macondo e del colonnello Aureliano Buendia, "più reale del reale". Politica e passioni amorose, sia nelle sue pagine sia nella sua vita, non sono mai mancate. Castrista e chavista dichiarato, Marquez ha scritto l'ultima opera nel 2004, Memoria delle mie puttane tristi, dopo che nel 1999 gli era stato diagnosticato un tumore.