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Foley, il boia potrebbe essere un ex rapper inglese

di Luca Di Martino domenica 24 agosto 2014

2' di lettura

Il quotidiano britannico The Sun è stato il primo ad individuare in Abdel-Majed Abdel Bary il presunto boia inglese, conosciuto come "John", che il 19 agosto ha decapitato il reporter statunitense James Foley. Secondo il quotidiano si tratta un "ex rapper" 23enne, figlio di Adel Abdul Bary - presente nei database dei servizi segreti americani - estradato nel 2012 dall'Inghilterra negli Stati Uniti perché considerato coinvolto negli attentati alle ambasciate americane del 1998 in Kenya e Tanzania. Il sospetto - Il volto coperto dalla tunica nera che lasciava intravedere solo gli occhi, e quell'accento spiccatamente inglese, nella fattispecie londinese, hanno portato ad individuare il presunto colpevole. Secondo quanto riporta il tabbloid inglese, Abdel Bary ha vissuto con la madre per oltre dieci anni in una casa nella parte ovest di Londra, da quando decisero di abbandonare l'Egitto negli anni Novanta. Gli amici hanno riferito di notare nel ragazzo tendenze sempre più radicali in seguito all'intervento britannico in Iraq e Afghanistan. La Jihad - Nel 2013, la scelta definitiva di partire in Siria per la causa dell'Islam, per prendere parte alla Jihad, la guerra santa. Dopo aver stretto legami con uomini vicini al predicatore Anjem Choudary, il giovane Bary è ricomparso pubblicamente qualche tempo dopo aver abbandonato il suo Paese, mostrandosi su Twitter, dove aveva pubblicato una foto che lo ritraeva con un passamontagna e una divisa mimetica, mentre con la mano sinistra teneva una testa decapitata, proprio come quella di Foley. Sospettati - John, il presunto boia inglese della banda autoproclamatasi "i Beatles", non è però l'unico sospetto. Nella cerchia dell'Interpol sono comparsi altri tre uomini. In ordine: Aine Davis, trentenne, di londra che dopo aver millantato in una gang locale si è allineato coi jihadisti siriani, entrando nelle loro truppe. Abu Hussain al-Britani, ventenne, hacker di Birmingham che nel suo passato vanta una collaborazione con i jihadisti nel sabotaggio di alcuni sistemi informatici di banche inglesi. E Abu Abdullah al-Britani, anch'esso ventenne, sospettato di essere il responsabile della comunicazione sui social network dell'autoproclamato Stato Islamico.

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