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Unione europea, l'ultimo capolavoro della Mogherini: macedoni e albanesi, ci mancavano solo loro

di Giulio Bucchi sabato 30 giugno 2018

3' di lettura

L' Unione Europea si apre, e allo stesso tempo si chiude. Si apre, perché con una decisione di compromesso la Presidenza di turno bulgara ha annunciato che, dopo un anno di riflessione, nel giugno del 2019 inizieranno i negoziati per l' adesione di Albania e Macedonia, O meglio: di Albania e Macedonia del Nord, visto che l' accordo sul nuovo nome tra il governo di Skopje e quello di Atene è stato fondamentale per rimuovere l' annoso veto greco. Ma subito il primo ministro albanese Edi Rama in un' intervista al quotidiano tedesco Bild ha alzato i suoi paletti, e proprio su quel tema dei migranti su cui i partner europei si sono accapigliati nelle ultime settimane. Sono passati poco più di 20 anni dalla tragedia della Katër i Radës: la motovedetta carica di profughi in fuga dall' Albania in rivolta che, con Prodi al governo, il venerdì santo 28 marzo 1997 fu speronata nel canale d' Otranto dalla corvetta Sibilla della Marina Militare Italiana, con un saldo di 81 morti e 27 dispersi. No al ricatto - Ma adesso l' Albania è invece in pieno decollo economico, sono le imprese italiane ad accorrervi per investire, e prima ancora di essere ammesso al club europeo già il socialista Rama parla da nuovo potenziale socio del gruppo di Visegrad. «I migranti non sono rifiuti tossici». «Non accetteremo mai tali campi per rifugiati europei»: equivarrebbe a «caricare ovunque come prodotti tossici persone disperate che nessuno vuole». In realtà l' Albania non sta in nessuna rotta di profughi. Ma trovandosi tra Italia e Grecia qualcuno vi aveva pensato come possibile sede degli hotspot per rifugiati che si vogliono creare fuori dal territorio Ue. Nella rotta balcanica si trova invece la Macedonia, che ha però in comune con l' Albania la crescita economica ed è anche uno degli ultimi governi socialisti rimasti nel Continente: curiosamente come Malta, altro Paese nell' occhio del ciclone della bomba migratoria. A parte la Bulgaria, per cui la Macedonia è una sorta di provincia irredenta, per l' adesione hanno spinto invece l' Alto Rappresentante per la Politica estera Francesca Mogherini e l' Italia che in Albania sta investendo moltissimo. Ma Francia, Olanda e Danimarca erano invece ostili e, proprio per la loro resistenza, dopo due giorni di discussioni serrate si è deciso per l' anno di riflessione. Il fronte contrario - Peraltro resistenze sul cambio di nome della Macedonia ci sono anche in Grecia, con la decisione del governo Tsipras duramente contestata dall' opposizione. Per non parlare di Skopje, dove al Parlamento la coalizione governativa tra socialdemocratici e il principale partito della minoranza albanese ha imposto l' accordo contro la volontà del presidente Gjorge Ivanov. Tuttavia le resistenze erano soprattutto su Tirana. Ufficialmente perché giudicano insufficiente l' impegno albanese nella lotta alla corruzione e alla criminalità: ma viene il dubbio che a dare fastidio sia piuttosto lo stretto collegamento con l' Italia. Alla fine però a far pendere la bilancia è stata la Germania, che con l' adesione della Macedonia porta avanti il suo storico progetto di allargamento di influenza nel territorio dell' ex-Jugoslavia. di Maurizio Stefanini

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