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Brexit, Theresa May si dimette: "Profondo rammarico". Verso un'uscita senza accordo

di Maria Pezzi domenica 26 maggio 2019

2' di lettura

"Mi dimetterò come leader del Partito conservatore il 7 giugno". Da Downing street la premier Theresa May ha annunciato la sua resa, anticipando che il processo per la scelta del suo successore inizierà la settimana successiva. Per lei "resterà sempre fonte di profondo rammarico" il fatto "di non aver potuto attuare la Brexit". La May, dunque, vittima della Brexit. "Ho fatto del mio meglio" per riuscirci, ha sottolineato. Toccherà "al mio successore" guidare verso l'attuazione della Brexit, ha detto ancora May nel suo discorso. E per farlo "dovrà cercare consenso in Parlamento", ha detto ancora la leader conservatrice. Secondo il Times, già nella serata di mercoledì avrebbe respinto il tentativo di costringerla ad abbandonare il suo incarico da parte dei settori del governo e del Partito conservatore contrari al nuovo piano per la Brexit.  Leggi anche: Brexit, le tappe di un'odissea infinita A far scattare la nuova rivolta all'interno del governo erano state le modifiche al piano per la Brexit annunciate dalla premier, in particolare la possibilità di indire un nuovo referendum. In polemica con la May si è dimessa dal governo Andrea Leadsom, la responsabile dei rapporti con il Parlamento, contraria al nuovo piano per l'uscita dalla Ue. In una lettera alla premier, la Leadsom ha spiegato di "non credere più che il nostro approccio realizzerà il risultato del referendum" del 2016. Downing Street ha riferito di una premier "contrariata" dalle dimissioni, ma che "rimane concentrata nel realizzare la Brexit per la quale la gente ha votato". Mercoledì il 1922 Committee si era riunito per valutare una modifica ai regolamenti interni, per poter indire un nuovo voto di sfiducia nei confronti della premier. May è già sopravvissuta a un voto di sfiducia lo scorso dicembre e, in base alle attuali regole, un nuovo voto non può essere chiesto prima di 12 mesi. A questo punto, si fa sempre più concreta l'ipotesi di una "hard Brexit", ovvero di un'uscita della Ue del Regno Unito senza accordo con Bruxelles.

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