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Haribo ritira dal mercato la caramella "razzista"

Nel mirino le liquirizie a forma di maschere tribali: una ridicola censura

Andrea Tempestini
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Può una caramella alla liquirizia essere razzista? Una domanda amena, ma c'è chi se l'è posta seriamente, d'altra parte la liquirizia è nera e quindi sensibile, e c'è chi ha risposto che sì, può esserlo, al punto che è meglio ritirarla dal mercato. È successo in Danimarca e in Svezia, dove la Haribo, azienda tedesca di punta nel settore delle caramelle gommose, ha dovuto ritirare le liquirizie “Skipper Mix” che raffiguravano maschere tribali africane, precolombiane e asiatiche. Sul pacchetto c'è l'illustrazione di un marinaio dei bei tempi andati, col suo bravo maglione a righe bianche e blu e pipa, a testimoniare l'idea del prodotto: un'esplorazione tra i popoli lontani, dal punto di vista occidentale. Un modo per giustificare la varietà delle caramelle, eppure c'è stato chi ha pensato che un bambino, masticandole, potesse diventare un teorico della superiorità della razza ariana. E che, comunque, quelle caramelle dai tratti primitivi erano offensive per gli africani, i cinesi, i messicani di oggi.  Gli indignati hanno così cominciato a bombardare la Haribo, protestando su facebook e inviando mail affinché quelle liquirizie razziste fossero tolte di mezzo, come se la pace tra i popoli dipendesse dalle Skipper Mix. Quando si arriva al punto di censurare una liquirizia per la sua forma, perché si pensa che possa veicolare un messaggio troppo eurocentrico o addirittura razzistico, è evidente che bisognerebbe consultare uno psichiatra, il quale diagnosticherà una sindrome paranoica, oppure un delirio di persecuzione o probabilmente un'indigestione di liquirizie nella prima infanzia che ha portato a un trauma mai più superato. Invece, la Haribo, come del resto fece qui da noi Barilla quando scoppiò il grottesco caso della pubblicità sulle famiglie tradizionali preferite a quelle omosessuali, ha detto al suo buffo (e innocuo) marinaio sulle caramelle di fare indietro tutta, e ha fermato la produzione delle liquirizie Skipper Mix dal mercato danese e svedese.  Ola Dagliden, direttore di Haribo Svezia, ha dichiarato che, anche se l'azienda non ha mai voluto offendere alcuno, «è importante ascoltare la voce dei consumatori». Perciò anche se non ci sarà il ritiro dal mercato del prodotto (inevitabile solo se fosse nocivo) le liquirizie tribali, esaurite le scorte, spariranno dal mercato. Vittoria dunque per gli esagitati che vedono il razzismo nelle caramelle, che poi saranno gli stessi che si inquietarono sfogliando il catalogo natalizio dei grandi magazzini svedesi Ahléns, dove c'erano dei pupazzetti di perline effigianti una coppia di camerieri neri, ispirati ai biscotti di pan di zenzero, catalogo che naturalmente fu ritirato dopo essere caduto sotto la mannaia di chi vi rintracciò la mano della filiale di Stoccolma del Ku Klux Klan. Ora, accostare la sacrosanta battaglia per cancellare i pregiudizi razziali alle liquirizie non è solo ridicolo, è pericoloso.  E malissimo ha fatto Haribo a assecondare l'andazzo pur di non entrare in polemica con qualche chiassoso intollerante. Perché questa è la cara vecchia censura, quella che un tempo era affezionata solo ai centimetri di pelle scoperta, e che vedeva allusioni sessuali ovunque, tagliando pellicole, mandando al macero libri, proibendo spettacoli teatrali. Quegli individui tristi, risentiti, grigi, che passavano le giornate a caccia di dettagli pruriginosi da sanzionare, ora si sono mascherati (loro sì) da custodi dei neri e dei cinesi, degli omosessuali e del corpo della donna, messi a repentaglio da una liquirizia, da un rigatone, da un gioco da tavolo. Quelli scrutavano il pelo sotto le mutande, questi aguzzano l'orecchio se ti scappa negro, alla latina, invece di nero, e l'occhio se mangi una liquirizia con le maschere africane, che Freud collezionava, invece delle caramelle approvate dalla commissione liquirizie della censura, o se la tua immagine della donna non corrisponde a quella, cadaverica, che hanno loro. Pensano di liberare le minoranze oppresse, e invece vogliono solo creare nuovi servi. di Giordano Tedoldi

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