La Scozia a un passo dall'indipendenza: sterlina ai minimi e Borsa a picco

di Nicoletta Orlandi Postidomenica 14 settembre 2014
La Scozia a un passo dall'indipendenza: sterlina ai minimi e Borsa a picco
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Si infiamma la campagna per il referendum sull’indipendenza della Scozia del 18 settembre, dopo che per la prima volta un sondaggio dà il sì in vantaggio con il 51%. Il rilevamento di YouGov pubblicato dal Sunday Times vede i no al 49% tra quanti hanno già deciso di andare a votare, ma anche tenendo conto degli indecisi e di chi non andrà a votare, il sì è avanti al 47% contro il 45% dei no. La preoccupazione di Londra - Dopo la diffusione del sondaggio, Londra è corsa ai ripari: il cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, ha annunciato per i prossimi giorni una piano per dare più autonomia alla Scozia se sceglierà di restare nel Regno Unito. In particolare sarà offerta «molta più autonomia in materia fiscale, di spesa e prestazioni sociali».  Se la Scozia sceglie la via di una maggiore autonomia, ha assicurato Osborne in un’intervista alla Bbc, «avrà il meglio di entrambi i mondi». Diversamente, ha avvertito minaccioso, «non condivideremo la sterlina con la Scozia e questo senza se e senza ma». Pronta la replica del leader indipendentista e ’First Minister’ scozzese, Alex Salmond, che ha definito l’apertura di Londra una «misura da panico» che è «ridicolo» annunciare ora, dopo che molta gente ha già votato per posta. Causa di divorzio - Anche se il sondaggio è talmente ravvicinato da essere di fatto un pareggio in base al margine d’errore, resta il dato che la rimonta del sì sembra ormai completata e la possibilità di un divorzio dopo 300 anni di unione non è più un’utopia. A pesare sulla rimonta sono stati gli elettori laburisti tra i quali la percentuale pro-indipendenza è passata dal 18% a più del 30%, anche per la brutta figura rimediata da Alistair Darling, l’ex ministro del Tesoro laburista che guida la campagna per il ’no', nel secondo dibattito tv con Salmond. Sotto accusa per la rimonta del no, che preoccupa la City e tutto il mondo economico, c’è anche il governo conservatore di David Cameron che avrebbe dato troppo per scontata la vittoria del sì e non si sarebbe premunito per mettere a punto un piano B in caso di sconfitta. Scossoni economici - I primi risultati economici dopo la pubblicazione ieri del sondaggio non si sono fatti attendere: la sterlina oggi è calata ai minimi da 10 mesi sul dollaro (-0,8% a 1,6208 $). In rosso anche la Borsa di Londra, che cede lo 0,9%.