Sarkozy mazziato e cornutoCarlà flirta con Pete Doherty
La Bruni avrebbe una relazione con il cantante ex fidanzato di Kate Moss
Nicolas Sarkozy non è mai stato così indeciso. Che fare del proprio futuro dopo l'uscita dall'Eliseo? Pensava di dedicarsi alla moglie Carla Bruni ma lei pare molto più interessata alle sue nuove frequentazioni fra i cantanti della Parigi molto più borghese che bohémienne. Pensava di dare man forte al suo partito, l'Ump, ma rischia di non trovarsene più uno dopo la faida interna sul nuovo leader che ha già provocato una scissione all'Assemblea nazionale. "Amici" - Pensava di riuscire a districarsi bene nei casi legali che lo vedono coinvolto e invece i giudici sono più agguerriti che mai. È normale che l'ex presidente francese pensi a ributtarsi in politica, preparando le elezioni per l'Eliseo nel 2017, per riprendersi l'immunità dai processi, il partito e pure la moglie. Sì perchè pare quest'ultima la nota più dolente della sua vita lontano dalla politica. Carlà lo aveva detto e lo ha fatto. Dopo anni di sofferenza passati fra ingessati incontri al vertice, cene di gala, e convenevoli da premiére dame, voleva riprendersi il suo ruolo di musicista e amica degli artisti. Con tutti quelli, veri o presunti, che scorrazzano per Parigi, però si è scelta proprio il peggiore. I tabloid britannici lo chiamano «junkie», il tossico. È il cantante inglese Pete Doherty, 33 anni, che non solo si è rovinato la vita con l'abuso di stupefacenti ma ha coinvolto nel suo giro anche altri, a partire dalla sua ex, la modella Kate Moss. Pete ha più precedenti penali di un boss della mala marsigliese: finito in carcere più volte per possesso di droga, coinvolto perfino nella morte per overdose dell'ereditiera britannica Robyn Whitehead, ha passato forse più tempo nelle cliniche di riabilitazione che nelle sale di incisione. Ebbene Carlà e Pete, dice il magazine francese Gala, informatissimo sul gossip nazionale, sono grandi amici e si sentono molto spesso. Il «tossico», infatti, ha pensato, anche per sfuggire ai creditori londinesi, di trasferirsi nella capitale francese. Come accade spesso in Francia ad artisti e terroristi, si è rifatto una reputazione. Fino ad ora l'intesa tra la premiére dame e Doherty è solo platonica: entrambi adorano le opere di Balzac e quelle di Samuel Beckett, oltre alla passione per la musica, e si telefonano molto spesso. Meglio la politica - Il gelosissimo Sarkozy, naturalmente, non gradisce, anche se sa che deve lasciare una certa libertà espressiva e artistica alla moglie. E allora il piccolo Napoleone deve ingannare il tempo e lo fa sognando il ritorno in politica, in grande stile. Si è perfino improvvisato esperto di sport a Doha, in Qatar, per la prima edizione dei Doha Goals, il suo primo intervento pubblico dopo la sconfitta elettorale di maggio. A parte le buone intenzioni, secondo gli esperti è andato in Medio Oriente per tessere i suoi rapporti e cercare alleati per una nuova discesa in campo. Basta considerare i suoi legami molto stretti con l'emiro del Qatar, Al-Thani, che tra l'altro è anche proprietario del Paris Saint-Germain (Psg). Ironia della sorte, i Doha Goals sono organizzati dall'imprenditore francese Richard Attias, noto per essere l'attuale marito di Cécilia, l'ex moglie di Sarkozy. Tutto questo, dice la stampa francese, fa parte di una precisa strategia, quella dell'«intervento puntuale». Sarkozy si tiene lontano, quanto basta, dalla vita politica, dai suoi dibattiti, come dalle sue polemiche, rifiuta il contatto diretto coi media, ma poi interviene di tanto in tanto in maniera forte e positiva. Ad esempio, come ha fatto nella faida interna dell'Ump, quando si è offerto come mediatore ma sempre mantenendo un certo distacco. La sua fortuna è che dopo di lui non sono arrivati giganti della politica. A destra come a sinistra. Il presidente socialista François Hollande è per tutti i francesi ancora il «flanby» (budino) e non certo uno statista internazionale. Nel centro destra, i due contendenti per la poltrona di leader, Jean-François Copé e François Fillon, non sono nemmeno riusciti a organizzare un'elezione interna, figuriamoci vincere quelle nazionali.