L'editoriale
di Vittorio Feltri
Caro Presidente, quello che è successo lo sa meglio di me. Una catastrofe per il centrodestra ovvero Pdl e Lega. Letizia Moratti è caduta a Milano. E a Napoli Gianni Lettieri è letteralmente crollato. Se però contiamo i voti raccolti dai singoli partiti, ci accorgiamo che quasi in ogni città anche il Pd si è azzoppato; il Terzo polo ha fatto flop, il Fli non ha dato segni di vita e l'Idv, tranne nel capoluogo campano, con Luigi De Magistris, non ha guadagnato consensi. Anzi. E allora chi può dirsi soddisfatto? I soli a sfondare sono stati i rappresentanti dell'antipolitica, personaggi fuori dai giri convenzionali. Segno che il vento è cambiato. E se spirano refoli sinistri è perché a destra non c'è niente di nuovo che offra all'elettorato una via di fuga dalla contrapposizione berlusconiani-antiberlusconiani. Questo il punto. La gente si è stufata. Non tanto di lei quanto della politica. Che non ce la fa, da troppo tempo ormai, a discutere d'altro se non di sé. Lei Presidente per anni è stato una speranza o addirittura una certezza: grazie a Silvio, dicevano i suoi aficionados, faremo la rivoluzione liberale, l'Italia sarà più moderna, verrà sconfitta la dittatura della burocrazia, dello statalismo, della spesa pubblica, dei poteri forti, delle corporazioni, della magistratura, dei sindacati rossi. La maggioranza dei cittadini era convinta che lei la liberasse davvero da tante oppressioni. Non è andata così, probabilmente non per colpa sua, Presidente, o non soltanto per colpa sua. Sta di fatto che - trascorsi tre lustri e passa - la delusione e lo sconforto hanno preso il posto, in molti cuori, della speranza e della fiducia. Vari italiani si sono resi conto che lei ha le mani legate e la testa occupata da enormi problemi personali. La Costituzione è un vincolo di ferro e non si riesce a modificarla, rendendola adatta alle esigenze di oggi. La Corte costituzionale è pronta a bloccare ogni legge innovativa. L'opposizione esercita un forte potere ostativo, è sorretta da programmi televisivi importanti e dalla stampa più influente. La magistratura, da quando non esiste più l'immunità parlamentare, ha in pugno qualsiasi uomo politico: per metterlo in soggezione basta l'apertura di una inchiesta. Se a tutto questo aggiungiamo che il Pdl non è più un efficiente comitato elettorale, come era agli inizi, ma non è mai diventato un partito con una gerarchia affidabile ed è stato, e in parte è ancora, dilaniato da lotte intestine, il quadro è completo. Un quadro desolante che spiega il motivo per cui lei è stato travolto da mille difficoltà. La crisi economica mondiale ha fatto il resto, impedendo al governo - sommerso dal debito pubblico - di investire in favore della ripresa. Non è un caso che, ultimamente, perfino gli imprenditori, mostrando un cinismo degno di sottolineatura, ce l'abbiano con Palazzo Chigi. Sorvoliamo sui processi che la angustiano e sulle vicende di letto, che pure hanno contribuito a far dire alle masse: uffa, ma questo Berlusconi ne ha sempre una, potrebbe almeno evitare di esporre il fianco, ogni cinque minuti, alle critiche. È evidente che, dopo circa vent'anni di tribolazioni d'ogni genere, lei sia indotto a parlare più di sé che dei suoi elettori. Ma è altrettanto evidente che questi si siano un po' stancati di considerarla il centro dell'universo e comincino a bussare a porte diverse dalla sua, illudendosi di essere ascoltati. Desiderano che si parli anche di loro. Quando poi la voglia di cambiamento cresce ed è insopprimibile, c'è chi, pur di cambiare, è disposto a cambiare in peggio. Ecco perché, caro Presidente, lei ha perso le elezioni amministrative. Non è la fine del mondo e neanche la fine del berlusconismo. Le opportunità di riparare non mancano. Serve però che lei torni ad essere e a fare il Berlusconi, un uomo nel quale potersi identificare. Un consiglio e una preghiera: provveda a tutti noi oltre che a se stesso. Buon lavoro e buona fortuna.