È risorto e i pm corrono a riseppellirlo

Con gran tempismo, la nuova tegola giudiziaria arriva subito dopo l’accordo sulla legge elettorale che rimette il Cavaliere al centro della scena politica: pronta un’altra valanga di processi e condanne per sotterrarlo una volta per tutte
di Ignazio Stagnodomenica 26 gennaio 2014
È risorto e i pm corrono a riseppellirlo
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Riscrivendo con lui la legge elettorale, Matteo Renzi ha politicamente resuscitato Silvio Berlusconi, ma il leader di Forza Italia non ha neanche fatto in tempo a risorgere che i magistrati si sono fatti vivi di nuovo e stavolta per seppellirlo definitivamente, e non solo in senso politico. È di ieri la notizia che il Cavaliere è stato iscritto nel registro degli indagati per il reato di corruzione in atti giudiziari. Un’indagine che non riguarda solo l’ex presidente del Consiglio: con lui infatti sono finite sotto inchiesta altre 44 persone, tra le quali i suoi avvocati, Niccolò Ghedini e Piero Longo. In pratica, ad essere accusati sono tutti i testimoni della difesa nel processo Ruby: dalle cosiddette Olgettine, cioè le ragazze che partecipavano alle feste nella villa di Arcore, agli assistenti di Berlusconi Valentino Valentini e Maria Rosaria Rossi, per finire con il  giornalista Carlo Rossella, il quale essendo stato ospite ad una cena testimoniò di non aver visto nulla di strano o di penalmente rilevante. Nel plotone di testi messi sotto accusa c’è anche la funzionaria della Questura Giorgia Iafrate, rea di aver sostenuto fino all’ultimo - tenendo testa in aula anche a Ilda Boccassini - che la telefonata con cui l’ex premier sollecitò attenzione nei confronti di Ruby non fu una concussione e dunque nessuna legge fu violata. Ad essere sinceri, che il capo del centrodestra finisse indagato ce lo aspettavamo: per noi che conosciamo le logiche delle Procure e dei Tribunali, l’indagine di Milano è la conseguenza scontata della sentenza con cui il Cavaliere è stato condannato a sette anni di carcere: se ti chiami Berlusconi una telefonata ti allunga sì la vita, ma solo dietro le sbarre. E dunque, se chiamando la Questura Silvio ha concusso dei poliziotti con l’obiettivo di inquinare le acque e di nascondere il reato di aver fatto sesso con Ruby, chi lo scagiona è suo complice e la falsa testimonianza è certo stata comprata.  Tutto logico, no? Un po’ meno logico, anzi assurdo e incredibile è che una telefonata costi 17 anni di carcere più l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, più una cinquantina di indagati. Già, perché alle condanne del processo Ruby si aggiungono le condanne del processo Ruby bis e del probabile processo Ruby ter, quello per cui ieri l’ex presidente del Consiglio è finito di nuovo sotto accusa. Tre processi per dire la stessa cosa: che Berlusconi è un puttaniere e dunque deve morire in carcere.  Storia assurda, storia incredibile. La diretta interessata, l’unica che avrebbe titolo per dire di essere andata a letto con il Cavaliere, nega. Ma a lei non si può credere perché altrimenti tutto il castello di accuse e condanne cadrebbe. E non si può credere nemmeno agli altri che assicurano di non essere stati testimoni di atti sessuali. Non si può credere nemmeno a uomini e donne dello Stato, persone che mai hanno beneficiato di denaro o altre utilità (così si esprimono i verbali delle Procure): se smentiscono la versione dei magistrati staranno certamente dicendo bugie. Dunque tutti indagati per corruzione in atti giudiziari. Il Cavaliere rischia dieci anni, che appunto si sommano agli altri sette che il Tribunale gli ha già appioppato. E probabilmente non è finita, perché chissà, indagando si può aggiungere qualche cosa: oltre alla vita in galera, una telefonata ti può allungare anche la fedina penale. Di certo le condanne per Silvio Berlusconi non si fermeranno qui. Tralasciamo per un attimo i quattro anni per frode fiscale, di cui uno (tre sono indultati) da scontarsi prossimamente agli arresti domiciliari o ai servizi sociali. Restano gli altri procedimenti aperti. A quelle di Milano di cui abbiamo già riferito si aggiungono le inchieste di Napoli e Bari. La prima per la presunta compravendita di parlamentari allo scopo di far cadere Romano Prodi (non importa che Mortadella sia caduto per conto suo in seguito alla fuoriuscita dalla maggioranza di alcuni parlamentari dell’estrema sinistra e dell’Udeur di Mastella). La seconda per la presunta corruzione in atti giudiziari nella vicenda Tarantini, ossia per le «cene eleganti» che anziché ad Arcore si svolgevano a Roma: anche qui i testi non avrebbero confessato ai giudici retroscena piccanti penalmente irrilevanti ma politicamente pesanti. Insomma, se si mettono insieme le indagini dei pm di Milano, quelle dei sostituti procuratori di Napoli con le inchieste di Bari e se non spuntano altre accuse, il Cavaliere finisce per cavarsela con una trentina d’anni. È vero che Berlusconi conta di campare oltre i cent’anni, ma se va in porto la sepoltura giudiziaria, per la resurrezione dovremo aspettare il 2045. E poi dicono che in questo Paese non c’è nessuno che pensa al futuro. Alcuni togati al futuro dell’Italia e del Cavaliere pensano sempre. di Maurizio Belpietro Twitter: @BelpietroTweet