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Un Berlusconi 2 non c'è: siamo condannati

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Il Cav ha commesso tanti errori, non ha un erede politico e rischia di perdere. Ma Bersani e Vendola sono molto peggio

Giulio Bucchi
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di Maurizio Belpietro Caro Durante, a differenza di quanto lei pensa io non faccio salti di gioia per il ritorno di Berlusconi. A lui infatti riconosco molti meriti, primo tra tutti quello di aver riunito quasi vent'anni fa le forze moderate che si opponevano alla sinistra, dando a questo Paese una prospettiva diversa da quella che aveva in testa un comunista pentito come Achille Occhetto. Ma insieme ai meriti non posso tacere gli errori del Cavaliere, che ci sono e pure gravi. Berlusconi ha ragione quando denuncia di essere stato sabotato e impossibilitato a governare, tuttavia se non gli è riuscito di realizzare il programma che promise agli italiani nel 1994 è anche perché, invece delle grandi riforme annunciate, dalla giustizia alle modifiche istituzionali e a quelle economiche, si è attardato in battaglie di retroguardia che non hanno portato a un vero cambiamento sia nelle aule di tribunale che in quelle parlamentari e nei luoghi di lavoro, privando il governo del potere di governare. Certo, egli non ha torto a dire che la Costituzione va riformata, ma forse dovrebbe spiegare perché, quand'era a Palazzo Chigi, non ha ridisegnato i ruoli del presidente del Consiglio e dell'inquilino del Colle sulle esigenze di una moderna Repubblica, eliminando gli ostacoli che si frappongono a una guida efficiente del Paese.   Le rivelo un piccolo segreto: io e lei non siamo i soli a pensarla in questo modo, almeno a giudicare dalle lettere che arrivano in redazione. Chi scrive a Libero è di solito orientato verso il centrodestra e nel passato non ha fatto mancare il proprio consenso al Pdl e a Forza Italia. Ciò nonostante, alla notizia di un ritorno dell'ex premier, molti manifestano il proprio disorientamento. Come lei, e come me, sono delusi e pensano che il Cavaliere abbia fatto il proprio tempo. Invece di un suo ritorno vorrebbero la discesa in campo di qualcun altro, cioè di un nuovo Berlusconi, di uno che non avesse sulle spalle i meriti conquistati in vent'anni, ma anche gli errori. Il problema però, caro Durante, è che il nuovo Berlusconi non si trova. Nell'ultimo anno io ho atteso e spesso sollecitato la candidatura di qualcuno, imprenditore o professore che fosse. Purtroppo nessuno ha fatto il tanto atteso passo avanti. Montezemolo, più che il nuovo Cavaliere, si è rivelato il Cavalier tentenna e ancora ieri passava il tempo a sfogliare la Margherita. Sugli altri è meglio sorvolare. Certo,  dentro il partito ci sono persone capaci, a cominciare da Angelino Alfano o altri come Guido Crosetto e Giorgia Meloni, ma nessuno di loro avrebbe molte possibilità di vittoria contro la gioiosa macchina da guerra di Pier Luigi Bersani e della sua banda. Non lo dico io, che non ho molti titoli per sostenerlo, lo dicono i sondaggi, che pur non essendo oro colato di solito ci azzeccano. Dunque, con tanti dubbi e parecchie paure, a tre mesi di distanza dalle elezioni non ci resta che tenerci caro Berlusconi, il quale con tutti i difetti (e i meriti) che gli riconosciamo, è pur sempre il solo che è riuscito a battere la sinistra e portare i moderati al governo. Egli ha molti torti, ma se non ci fosse stato lui, se non avesse con caparbietà inseguito il successo quando tutti, anche nel centrodestra, scommettevano sulla sconfitta, oggi saremmo da due decenni governati dai compagni, con quel che ne consegue. Berlusconi nel 1994 vinse contro ogni pronostico e nel 2006 perse ma di poco, al punto da ritagliarsi un ruolo nella caduta di Prodi. Oggi è chiamato a ripetere il miracolo. Al punto in cui siamo, dopo un anno di governo Monti e con la prospettiva di un governo Vendola-Bersani, non posso perciò che augurarmi che la missione gli riesca. So che è un compito difficile, se non impossibile, ma spero che il prodigio avvenga. Di mio ci metto solo una raccomandazione: per convincere quelli come lei e come me che stavolta ha intenzione di fare sul serio, Berlusconi deve mettere in campo tutte le sue arti, trovando volti nuovi e autorevoli e presentando un programma credibile e di centrodestra.  Via i vecchi arnesi, che seppur non colpevoli hanno fatto il loro tempo. Basta con gli affaristi e i balordi come Francone Fiorito. I veri liberali sono altri e si trovano nel mondo delle professioni e dell'impresa: gente che sa rimboccarsi le maniche e sa cosa significhi far crescere un Paese, perché lo ha già fatto con le proprie aziende e  attività. Insomma, non basta il solo Cavaliere, ci vuole dell'altro. Anzi, per meglio dire: degli altri. Ecco perché restiamo, fiduciosi, in attesa di conoscere i compagni di viaggio di Berlusconi.        

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