Più evasione e più debitoEcco il capolavoro di Monti
A Palazzo Chigi hanno taroccato i numeri: ci fanno vedere la situazione più rosea di quella che è. Per combattere il nero bisogna abbassare le tasse, non alzarle
di Maurizio Belpietro Povero Monti. Non aveva ancora finito di fare la ruota come un pavone per la riduzione dello spread sotto quota 300, ed ecco arrivare un rapporto riservato che gli fa abbassare le penne. Il documento è stato redatto nei giorni scorsi dagli uomini di Nens, il centro studi fondato da Vincenzo Visco e Pier Luigi Bersani e dalle cui file proviene anche il sottosegretario allo Sviluppo Claudio De Vincenti. In esso sono messe in ordine impietosamente le cifre di un disastro da noi spesso denunciato, ma che il governo ha tenacemente negato. Per Monti e i professori l'Italia vede l'uscita dal tunnel della crisi. Per gli esperti di Bersani il Paese non potrà sottrarsi ad un'altra stangata nella prossima primavera. Sotto il titolo «Andamenti e prospettive della finanza pubblica», il rapporto di Nens segnala che negli ultimi quattro mesi si è registrato un «peggioramento piuttosto netto» dei conti pubblici . Un andamento che, se confermato, «renderebbe sostanzialmente obbligatoria una manovra immediata per il governo subentrante». Capita l'antifona? Il segretario del Pd non ha ancora vinto le elezioni ma già si sente la vittoria in tasca e il suo ufficio studi comincia a mettere le mani avanti e a togliere il velo di sacralità che fino ad oggi ha impedito di vedere gli effetti speciali delle politiche di Mario Monti. L'avviso di stangata è giustificato dalla constatazione che le «previsioni macroeconomiche del governo per il 2013 sono piuttosto ottimistiche»: come dire che a Palazzo Chigi hanno taroccato i numeri e che ci fanno vedere la situazione più rosea di quella che è. Un atto d'accusa che è circostanziato dai numeri, cifre che non lasciano spazio ad alcuna via di fuga. Nel 2012, cioè l'anno della cura Monti, il rapporto debito-Pil è aumentato di 3 punti percentuali e anche se si depura il dato dai sostegni finanziari che l'Italia è stata costretta a pagare per aiutare i Paesi dell'area euro in difficoltà (Grecia, Irlanda, Spagna) il risultato non cambia: con il governo dei professori le cose dal punto di vista del debito vanno peggio di prima e solo l'intervento di Mario Draghi ha consentito una riduzione dello spread. Non è tutto: secondo Nens, sull'avanzo primario (cioè il saldo tra entrate e spese dello Stato al netto degli interessi pagati sul debito pubblico) pesano 17,4 miliardi di minori entrate, solo in parte compensate da 5,2 miliardi di minori spese, segno evidente che la spending review non ha funzionato, oppure che per tagliare invece del machete si sono usate le forbici da manicure. Per questo, per i mancati tagli e le minori entrate, l'avanzo primario potrebbe collocarsi tra il 2,4 e il 2,6 per cento del Pil, contro il 2,9 previsto dal governo. A qualcuno la correzione potrà sembrare poca cosa, ma tradotta in miliardi ciò significherebbe una voragine nei conti dello Stato che farebbe sballare tutte le previsioni, sia quella di rispetto del pareggio di bilancio - obiettivo che l'Italia si è impegnata a centrare già nel 2013 - sia quella che dovrebbe portare a una riduzione del debito pubblico. Ma la notizia più sorprendente contenuta nel rapporto predisposto dagli uomini di Bersani è un'altra. Tutti sanno con quanta enfasi il presidente del Consiglio abbia sostenuto l'azione antievasione del suo governo. E soprattutto quanta retorica sia stata usata per descrivere i nuovi mezzi di contrasto dei contribuenti infedeli. Adesso si scopre che con il governo Monti è cresciuta l'evasione. Sì, cari lettori, avete letto bene. La nota di aggiornamento al Documento economico finanziario diffusa dal ministero dell'Economia e rivelata dalla Nens indica un «pessimo andamento dell'Iva, presumibilmente dovuto all'incremento dell'evasione». Ma, come? Ci avevano detto che i tecnici avevano dichiarato una guerra senza quartiere all'evasione e ora scopriamo che con loro a Palazzo Chigi il nero è aumentato e l'imposta sul valore aggiunto diminuita. Già. E sentite cosa scrivono i super esperti di Bersani e compagni . La riduzione del gettito è «spiegabile solo con l'incremento dell'evasione, soprattutto se si tiene conto dell'avvenuto incremento dell'aliquota ordinaria Iva. Anzi, si potrebbe anche pensare che sia stato proprio questo aumento, in combinato disposto con gli effetti della crisi economica, ad aumentare la propensione all'evasione». Il che, come segnala ancora lo studio degli economisti bersaniani, avviene «dopo molti anni di variazioni di segno contrario», cioè dopo un lungo periodo di contrazione dell'evasione. Basta questo a dimostrare che quanto abbiamo predicato nell'ultimo anno non era sbagliato e cioè che se si voleva combattere l'evasione si dovevano abbassare le tasse e non aumentarle. Più si alzano, infatti, e più si ottiene il contrario di ciò che si desidera. Ciononostante, aver avuto ragione non ci consola, perché ora pagare il conto tocca a noi. «Per tutte queste ragioni», è scritto nel rapporto della Nens, «la prossima legislatura potrebbe aprirsi con la necessità di realizzare in tempi rapidi una manovra di rientro dal disavanzo eccessivo». Così, se gli sarà data la possibilità di andare a Palazzo Chigi, si sa già che cosa farà Bersani. Elettore avvisato, mezzo salvato.