Transizione energetica, l'investimento di Enel nel futuro corre sulle reti elettriche
L'impegno per un'infrastruttura sempre più innovativa e resiliente
Il contesto europeo e la transizione già in atto
Le linee operative contenute nel PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) contengono le misure prese da ogni Paese Membro per raggiungere gli obiettivi al 2030 legati alle politiche energetiche e di mitigazione climatica presi a livello sia comunitario che internazionale. A fine giugno il MASE (Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica) ha inviato a Bruxelles una proposta di aggiornamento del Piano - la cui approvazione definitiva è prevista entro giugno del 2024 - il cui obiettivo complessivo di copertura di consumi energetici da fonti rinnovabili al 2030 è salito al 40,5%, 10,5 punti percentuali in più rispetto alla vecchia versione; andando nello specifico, le nuove percentuali proposte di copertura da fonti rinnovabili sono il 65% nel settore elettrico, 37% nel riscaldamento e raffreddamento, 31% nei trasporti e 42% di idrogeno verde sul totale dell’idrogeno impiegato a livello industriale.
Obiettivi ambiziosi ma realistici, soprattutto se si pensa che in realtà la transizione verso la sostenibilità - un treno già partito, e da tempo - sta registrando negli ultimi anni una decisa accelerazione: solo nei primi 9 mesi del 2023 sono stati installati 4 GW di nuove rinnovabili (di cui 3,5 GW su rete Enel), più di quanto sia stato installato in tutto il 2022 (3 GW, di cui 2,5 GW su rete Enel), e quasi 4 volte quello che è stato installato nel 2021. Per accogliere adeguatamente tutta questa nuova energia prodotta da sempre più cittadini e basata su un modello decentralizzato ci vuole un fattore abilitante, un anello di congiunzione che permetta all’elettricità di viaggiare veloce e di non perdere nulla in termini di affidabilità e sicurezza. Questo filo conduttore deve essere necessariamente lo sviluppo delle reti.
Anche l’Agenzia Internazionale dell’Energia nel suo studio “Electricity Grids and secure energy transition” mette nero su bianco la centralità dell’infrastruttura, sottolineando che per centrare gli obiettivi ambiziosi che ci siamo dati in chiave di decarbonizzazione - come Paese e come Unione Europea - è necessario accelerare sugli investimenti annuali nelle reti a livello globale, per l’esattezza raddoppiarli dai 300 miliardi di dollari attuali ai 600 al 2030: questo permetterebbe di arrivare, al 2040, a realizzare 80 milioni di chilometri tra nuova rete elettrica e ammodernamento di quella esistente, in grado di garantire la sicurezza energetica in armonia con l’ambiente. Sempre secondo il report dell’agenzia serve rinforzare le interconnessioni di rete sia all’interno dei confini nazionali che tra Paesi diversi e procedere spediti verso una sempre maggior digitalizzazione dell’infrastruttura, così da renderla ancora più flessibile, resiliente e pronta ad accogliere flussi in crescita di nuova energia da fonte rinnovabile.
Le reti, il fattore abilitante: smart grids e resilienza
Implementare le smart grids, o reti intelligenti, significa rendere più efficiente la distribuzione dell'energia elettrica, che oggi è elemento abilitatore di un modello di produzione che è fortemente decentralizzato rispetto a quello cui storicamente siamo stati abituati, in cui poche grandi centrali producevano energia. Ci sono alcuni elementi fondamentali quando si parla di miglioramento, innovazione ed efficientamento dell’infrastruttura. Uno è certamente la hosting capacity, cioè la capacità della rete di accogliere energia da fonte rinnovabile da sempre più impianti, e che segue una logica, quella della generazione distribuita, già ben presente nel Paese, come dimostrano gli 1,4 milioni di prosumer (cioè contemporaneamente produttori e consumatori di energia) sul territorio italiano.
Altro aspetto cruciale è la resilienza delle reti: incrementarla, soprattutto in considerazione dei sempre più frequenti eventi meteorologici estremi, significa investire nella salvaguardia dell’infrastruttura rendendola più flessibile e facile da ripristinare in caso di forte stress atmosferico: purtroppo un tema di stretta attualità, se è vero che nel 2022, rispetto alla media degli ultimi 10 anni, i fenomeni meteo estremi sono aumentati di quasi il 20%. Generazione distribuita, aumento dell’energia da fonti rinnovabili e reti digitali ed evolute accelerano notevolmente il processo di elettrificazione in molti aspetti della nostra vita quotidiana, facendo bene all’ambiente e riducendo i costi per i cittadini.
Gli investimenti Enel: il Piano Strategico 2024-2026, il PNRR e il REPowerEu
L’orientamento del Gruppo Enel, che è un approccio strategico e al contempo un concreto e misurabile modus operandi, è come detto quello di puntare con decisione sull’innovazione e sul continuo potenziamento del primo e più rilevante fattore abilitante della transizione energetica: la rete. La rete italiana è già fra le più all’avanguardia e interconnesse, e a parlare sono i numeri: il Gruppo Enel gestisce più di 1,2 milioni di chilometri di rete (3 volte la distanza media Terra-Luna), circa 450mila cabine secondarie e 2.500 fra cabine primarie e centri satellite. Dei 31,7 milioni di utenti finali complessivi, e dunque di contatori attivi, più di 30 sono già dotati di open meter; allo stato attuale la nostra rete accoglie già 1,4 milioni di impianti di generazione distribuita. I numeri parlano chiaro e illustrano meglio di mille discorsi sia lo stato dell’arte che le prospettive future: solo nei primi nove mesi del 2023, l’anno in corso, sono già stati installati 4 GW di nuove rinnovabili in Italia. Come termine di paragone, è già più di quanto sia stato installato in tutto il 2022 (3 GW), e quasi 4 volte quello che è stato installato nel 2021. Circa l’85% di questa nuova capacità rinnovabile insiste proprio sulla rete di distribuzione di Enel che, da inizio anno, ha visto incrementare di circa 275.000 il numero di piccoli impianti a essa connessi. La miglior testimonianza del fatto che la transizione non è solo una bella parola, ma un processo già in corso, e da tempo. Non basta: l’obiettivo è aumentare ulteriormente la capacità di incrementare la generazione distribuita, e, nella consapevolezza della dimensione dell’evoluzione che avranno le rinnovabili nei prossimi anni, investire per aumentare ancora di più questa hosting capacity.
Il Piano Strategico Enel 2024-2026, il primo firmato dall’AD Flavio Cattaneo, traccia una road-map operativa che, poggiando sostanzialmente su 3 pilastri - redditività/flessibilità/resilienza (maggiore selettività nell’allocazione del capitale), efficienza/efficacia (semplificazione dei processi, organizzazione più snella, focus sulle geografie core) e sostenibilità finanziaria e ambientale (riduzione progressiva del debito attraverso la prosecuzione del piano di dismissioni e una più ingente generazione di cassa) - intende imprimere un cambio di passo al Gruppo, in un quadro in cui la disciplina finanziaria e la selettività degli investimenti sono gli strumenti per realizzare una flessibilità operativa che riduce i rischi e si concentra sui fondamentali: generazione, distribuzione e vendita di energia. Presentato il 22 novembre a Milano, il Piano mette in cantiere investimenti totali lordi pari a circa 35,8 miliardi di euro, di cui 18,6 miliardi di euro circa proprio nelle Reti, con focus su miglioramento di qualità, resilienza e digitalizzazione nonché su nuove connessioni, a conferma della centralità dei business regolati nella strategia del Gruppo. L’Italia sarà al centro degli investimenti sulle reti, dato che il Gruppo prevede di allocare nel nostro Paese il 49% circa dei propri investimenti totali lordi, per l’esattezza 12,2 miliardi di euro lordi, incrementando la capacità rinnovabile e facendo leva su rendimenti da investimenti sostenibili e protetti da rischi.
E sempre alle reti italiane è dedicata gran parte degli importi aggiudicati all’interno del PNRR - Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: su 3,8 miliardi complessivi, infatti, ben 3,5 sono dedicati alle smart grids e alla resilienza dell’infrastruttura, e 1,8 di questi 3,5 miliardi saranno dedicati al Mezzogiorno. Ancora in tema smart grids, sempre mirando all’incremento della Hosting Capacity e alla digitalizzazione delle reti di distribuzione, Enel ha presentato ulteriori proposte di propri progetti all’interno dell’Investimento dedicato alle reti nell’ambito del cosiddetto REPowerEU, il capitolo aggiuntivo del PNRR presentato dal Governo.
Verso le infrastrutture del futuro: digitalizzazione, innovazione e sostenibilità
Il crescente livello di digitalizzazione delle infrastrutture, abbinato ai forti progressi tecnologici nelle capacità di calcolo e di comunicazione in tempo reale, è dunque al centro della trasformazione del modello operativo globale delle reti. La digitalizzazione avanzata della rete favorisce lo sviluppo della generazione di energia proveniente da fonti rinnovabili, e questo ci spinge a definire un obiettivo ancora più ambizioso: fare in modo che l’80% dei nostri clienti in tutto il mondo sia servito da smart meter entro il 2025, nell’ambito della digitalizzazione progressiva di tutta l’infrastruttura e le operazioni sul campo. Rendere le reti elettriche delle piattaforme inclusive e partecipative senza impatti negativi in termini di funzionalità significa irrobustire le reti elettriche, curando al contempo la loro sostenibilità e l’integrazione con il territorio, e questo non può prescindere dall'applicazione dei più avanzati principi dell’economia circolare che valorizzino il riutilizzo di componenti usati come strumenti di costruzione di infrastrutture sempre più rispettose dell’ambiente, efficienti e avanzate.
A questo deve affiancarsi l’impegno verso una ricerca tecnologica costante, in grado di rendere possibile il raggiungimento di questi obiettivi grazie all’innovazione. In questo contesto spiccano i software quantistici edge computing che digitalizzano, virtualizzandoli, i componenti fisici delle sottostazioni secondarie, che trasformano l’alta tensione in media. Lavorare su un “gemello digitale” permette infatti di ridurre i costi di installazione, formazione, funzionamento e manutenzione della rete, e inoltre ne aumenta l’affidabilità. Il modello di digitalizzazione avanzata della infrastruttura, cosiddetto Network Digital Twin, è stato riconosciuto dal World Economic Forum come una delle più importanti innovazioni del settore nella decade precedente.
L’innovazione delle reti di distribuzione elettrica si trova oggi dinanzi a una nuova sfida: dopo la digitalizzazione volta alla misura dei consumi con lo smart meter, il telecontrollo e l’automazione diffusa, è iniziata l'era dell’intelligenza distribuita. Quella che può permettere di ideare e realizzare nuove soluzioni adatte a governare la flessibilità e, al contempo, a gestire l’enorme quantità di dati generata da ogni singolo componente della rete, oltre che da ogni singolo impianto di generazione distribuita.
Tecnologia, digitalizzazione e innovazione creano valore condiviso, tuttavia, solo se l’approccio adottato per trasformarli in investimenti - e poi in opere tangibili - è improntato all’apertura verso le idee e la creatività anche esterne. Uno degli strumenti che abbiamo adottato per costruire un modus operandi realmente partecipativo sono le challenges, concorsi aperti ai contributi provenienti dal mondo dell’ingegneria, del design industriale e accademico per l’individuazione di proposte di soluzioni innovative che contribuiscano a risolvere le sfide più urgenti e complesse relative alla rete. È il modo grazie al quale stiamo riprogettando in senso sostenibile e innovativo ogni componente della rete elettrica: da cabine primarie dotate di pannelli solari sul tetto, al pavimento che permette la penetrazione di acqua piovana e ripristino vegetale con specie autoctone - il progetto New Energies - a cabine secondarie dal design innovativo, capacità computazionale decentralizzata e trasformatori più sostenibili - il progetto Enel Box - passando per la realizzazione di trasformatori che impiegano l’estere naturale come isolante al posto del tradizionale olio minerale (che in un colpo solo riduce le emissioni di CO2 e ha resistenza al fuoco molto migliore rispetto all’olio minerale) - il progetto realizzato da Enel Grids e Hitachi Energy.