L'Europa ci ha preso in giro: torniamo alla Lira
Le menzogne di Bruxelles su euro e crisi stanno venendo a galla. Ora la commedia è finita
La sola frase davvero importante della predica di Monti era stato l'altro ieri il suo richiamo alla Frau Merkel, da genero discreto, perché si aumentasse il fondo salva stati. Tradotto da quel tono di chi proprio non vorrebbe disturbare eppure deve, intenderei che questo richiamo significa che l'enorme mole di debito italiano in scadenza altrimenti nel 2012 non si rimedia. Nell'intento di dire tutto dicendo però niente, Monti certo mai l'ammetterebbe. Eppure la non discesa dei rendimenti a lunga conferma, temo, questa mia versione. L'espediente che la Merkel ha concesso al talento di Draghi, per cui le banche lucrando sugli interessi comprino titoli di stato, infatti non basta. E i nostri titoli dovranno pertanto prima o poi essere tolti dal mercato col fondo salva stati, che per farlo dovrebbe rimpinguarsi, e la nostra economia restare esangue. Insomma si conferma il cupo sentire che la verbosa flemma di Monti ha lasciato nelle persone miti, che di parole ne usano poche. Dovremmo farci impiccare come la Grecia, mentre la sola salvezza, improbabile, sarebbe che tedeschi e compagni comprassero i nostri titoli in misura spropositata. E il tutto per restare con una moneta che non serve e non è servita a quanto Prodi, Ciampi, e gli altri geni che l'hanno voluta, ci avevano promesso. Che è poi quanto chiunque inizia a capire. L'euro ormai ci protegge come la lira; e l'Europa finora pare poterci aiutare quanto poté nel 1992, ossia ben poco; e però non ci concede di tornare alla crescita, come permise la svalutazione nel 1995. Insomma mentre una congrega di mandarini inetti da Bruxelles ci tormenta, e la Germania a ragione non vuole pagare i nostri debiti, in euro o lire, un governo “prodiano” però insiste in una idea dell'euro smentita dagli eventi. Del resto che fa il governo se non remare contro corrente verso il passato, il 1992, e quella difesa di una parità col marco nociva? Monti ritenta l'impresa riuscita tassando a Ciampi, ma senza più i tassi reali decrescenti donati da Greenspan, ora svaniti. Ecco il brogliaccio della commedia dell'euro ancora in recita a Palazzo Chigi. Ma non sarebbe meglio allora toglierla noi dal mercato l'enormità di titoli da collocare nel 2012? Allungandone per esempio la scadenza, usando il sostegno del Fmi per riuscire in questa complicata operazione, invece di sprecarlo? La fabbrica di convenzioni europeiste, che è da molti anni la stampa in Italia, certo farà una smorfia solo a sentirla questa domanda. E però si dovrebbe non dico rispondere di sì, ma almeno iniziare a considerarla lecita. E poi chiedersi se non sia consigliabile tornare a monete diverse dall'euro. Infatti Draghi che soccorre le banche e i titoli statali, fa certo quanto la Frau Merkel gli ha concesso. Ma, come mostrano ancora questi giorni, ecco indebolirsi l'euro sul dollaro. Dunque l'espediente della Bce, se insistito, implica inflazione, che se diventa tanta sarebbe la salvezza per noi. Ma non per la Germania. E questo paradosso non rende esso pure lecito chiedersi se non sarebbe meglio svalutare una moneta per decisione nostra? Dunque tornare ad averne una o più, come la lira, invece di voler piegare alla svalutazione la Germania che non ne abbisogna? Dovremmo evitare di chiedercelo, perché i vari Prodi e Monti, il loro euro, al quale tutti i fatti stanno dando torto, devono proseguire a far finta di aver avuto ragione? Perché si mettano in posa di incompresi salvatori dell'Europa e del mondo. A febbraio la situazione ha buone probabilità di precipitare. E prima d'allora occorrerebbe smetterla di incensare un governo prodiano negli intenti e nei nomi. Qualcuno dovrà fare prima o poi il conto delle menzogne insegnate in questi anni sull'euro, e dedurne magari che alla fine consolidare il debito è la loro conseguenza inevitabile. Anche perché l'Italia non è affatto nazione di generi accondiscendenti. Anzi il sogno in cui si esercita la maggioranza, è semmai quello di sopprimere, con gesto indolore, la propria suocera. Sarebbe già molto iniziare a ammetterlo, e pure di ciò intanto iniziare, almeno, a discutere. di Geminello Alvi