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Emma ci fa i conti, ma lei è in rosso

Calano gli ordinativi del suo gruppo: l'azienda rischia di rimpiombare all'annus horribilis 2009

Andrea Tempestini
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«Il Paese non merita di trovarsi in questa situazione», la crisi «chiama tutti a uno sforzo comune». La presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, invita a mettere da parte «le divisioni», in un momento in cui è alto lo scontro con il Governo e le forze politiche della maggioranza, e dopo lo strappo di Fiat che ha infiammato il confronto interno a via dell'Astronomia.  Intanto però la sua azienda   nell'ultimo mese ha conosciuto un calo  degli ordinativi che rischia - sostengono i sindacati -  di far ripiombare l'azienda all'annus horribilis 2009. La leader degli industriali   raffredda i toni, invita alla coesione. Misura le parole, in un un convegno alla Luiss di Roma, ma non fa passi indietro. Ribadisce le preoccupazioni degli industriali, l'allarme per lo stallo di fronte a una crisi «molto pesante» e per la credibilità del Paese «molto bassa». Dopo aver alzato nei giorni scorsi i toni del pressing sul governo per le riforme, lanciando la sfida del manifesto delle imprese, Emma Marcegaglia non fa sconti ma avverte: ora serve «grande serietà, evitando demagogie e divisioni, evitando di darci le colpe l'un l'altro indebolendo gli uni e gli altri». Basta scontri ma niente tregue: «Continueremo ad essere una voce forte e indipendente che dice cosa per noi va fatto». E ribadisce: «L'Italia deve cambiare il modo di affrontare la crisi», perché il declassamento di Moody's è solo l'ultima di tante conferme. Il confronto con il governo? «Non facciamo né proclami né i maestrini», dice la presidente di Confindustria: «Se facciamo proposte non è perché ci piace o per criticare il governo, ma perché sentiamo una preoccupazione crescente, assistiamo alla crisi di credibilità».

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