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Tremonti ricorda il crollo greco: "Sì, abbiamo avuto paura"

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Il ministro parla al Forum di Confcommercio di Venezia. "L'Europa ha rischiato; ora cambieremo paradigma"

Roberto Amaglio
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Anche al freddo Giulio Tremonti sono tremati i polsi in quei frenetici giorni di inizio maggio. Ad ammetterlo è stato lo stesso ministro dell'Economia che, nel corso del suo intervento al Forum di Confcommercio a Venezia, ha ammesso che i vertici europei hanno tremato non poco nel momento in cui la Grecia stava trascinando verso il baratro l'equilibrio finanziario del Vecchio Continente. "Nel secondo week end di maggio abbiamo vissuto due giornate drammatiche. E anche i miei colleghi ammettono che allora abbiamo avuto paura. Del resto in quell'occasione abbiamo visto il collasso dell'economia europea come l'abbiamo costruita in questi decenni: un'economia purtroppo basata più sul debito che sulla ricchezza e più sul deficit che sul Pil. Una fase che è finita e che impone politiche diverse da quella basata sul welfare. È chiaro che va difeso lo stato sociale, ma non sono più possibili politiche di bilancio impostate su deficit e debito". Ma cosa è stato fatto in questi mesi per voltare pagina e per evitare, per dirla alla Tremonti, che come nei videogame sopraggiunga un mostro più grande? "Per fronteggiare quella crisi abbiamo creato una sorta di quadrilatero i cui elementi sono: un diverso e più forte ruolo per la Banca Centrale Europea rispetto a prima della crisi; la creazione di un fondo europeo di difesa; la riforma del patto di stabilità e crescita; una nuova disciplina interna i singoli Paesi". In questo senso il ministro dell'Economia ha rimarcato l'importanza della neonata sessione di bilancio europea che "consentirà tra gennaio e aprile di discutere insieme le singole politiche economiche nazionali". A proposito di fondo europeo di difesa, nessuno si è dimenticato le polemiche sulla manovra correttiva dei conti pubblici, con i tanto contestati tagli lineari che non sono piaciuti nemmeno ad alcuni ministri. "Ma in realtà questi sono una combinazione di rigidità e di flessibilità – si difende Tremonti –. È vero infatti che impone ad ogni ministero una riduzione fissa, ma consente anche a ciascuno di essi la possibilità di spostare nell'ambito delle varie voci di spesa del dicastero questi tagli. In sostanza ogni ministero si fa la sua finanziaria. Si può anche non essere d'accordo con questo metodo,  ma va ricordato che in tutta Europa oggi si fa così".

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